Monday, 13 October 2014

IL MISTERI DELLA MORTE

IL MISTERI DELLA MORTE 

Vuoi sapere come è iniziata la storia?
Cosa ha portato il protagonista al suicidio?
Scarica la versione completa della prima parte
del libro più scandaloso e proibito


Tutto viola per le percosse subite, Yan riuscì a malapena a trascinarsi fino a casa. Nonostante l’avessero torturato a lungo, lui non rilasciò false testimonianze e gli sbirri furono costretti a rilasciarlo. “Ecco, questo è il mondo, - pensò Yan indignato, - non c’è nessuna giustizia, solo menzogna e violenza! Non ci credo in questa merdocrazia, è tutto un inganno! Anche Osho è stato messo dentro e cacciato dalla libera America perché professava la verità, liberava le persone dalla menzogna. L’hanno avvelenato in cella ed è morto. Adesso vogliono mettere dentro Kalki per lo stesso motivo. Presto moriranno tutti durante l’Armageddon. Sono stufo di vivere qui …”.
Yan comprò della vodka e, ancora nel negozio, la aprì e la scolò tutta d’un fiato.
“Non ho nulla da fare in questo mondo di merda. Posso aspettare la fine del mondo, la terza guerra mondiale o i meteoriti? I ghiacciai si sciolgono, i delfini si arenano sulle spiagge; neanche loro vogliono vivere in questa merda. Basta, non ne posso più!”
Ubriaco si trascinò fino a casa dove non c’era nessuno. Fece partire una canzone di Mahamudra e iniziò a preparare il suicidio.
Sin dalla nascita ho sognato di raggiungere la sacra dimora
Libera, come un uccello, volare verso il cielo.
Adesso mi invidia il più preciso dei tiratori.
Adesso con la velocità del pensiero trafiggo il cielo.
Finite son le liti, le speranze, le stranezze e le paure.
Tutto è ormai ingenuo e divertente, come i sogni da bambino.
Adesso tutto è cristallino e io sono come un uccello.
Adesso sono libera. Sulla terrà c’è solo la libertà della galera.
Non avevo più forze per sopportare questa vita.
È scoccata la mia ultima ma solenne ora.
Ed ecco che preghi per me sulla mia tomba,
Ed io, nei cieli, vi canto serenate.
Io vi perdono tutto e voi perdonata me.
Io come d’incanto volo verso i miei dei.
Per l’ultimo viaggio preparate le mie ceneri.
La mia anima è già in cielo.
Sinfonia da funerale,
La mia vita è stata solo un lungo sogno.
Sinfonia da funerale,
Buongiorno stelle, tetto paterno.

Continuando ad ascoltare la sua musica preferita, Yan aprì la dispensa, prese una corda e preparò  un cappio.
“Adesso basta!” – decise. – Sono stufo!”.
Fissò la corda, salì su una sedia, infilò la testa all’interno del cappio e con un calcio fece cadere la sedia che lo sosteneva. Il cappio si strinse forte attorno al collo, Yan rimase senz’aria. Provava una sensazione orrenda e grande sofferenza senza poter respirare. Agitando gambe e braccia, il ragazzo sembrava danzare attaccato al cappio. Il martirio sembrava dovesse durare in eterno.
All’improvviso sentì un ronzio e gli sembrava di scivolare come in un tubo, poi percepì la leggerezza e la libertà …
e si ritrovò di nuovo in camera sua.
“Maledizione! – bestemmiò. – Anche questa volta non sono crepato! Come mai sono vivo?”.
Poi si voltò e vide il cadavere appeso alla corda.
“Eccomi, sono io! Mi sono impiccato! Ma perché sono qui vicino al mio cadavere? Probabilmente sono nel piano sottile … Vuoi dire che la morte non esiste?! – pensò in un attimo di terrore. – Speravo così tanto di aver messo fine a tutto. E invece sono immortale. E cos’è questo corpo in cui mi trovo? È strano. Non provo le solite sensazioni di pesantezza e impaccio”.
Si diede un pizzicotto sulla pelle. Il corpo pareva fatto di lattice e si poteva estendere in tutte le direzioni. Iniziò a piegarsi e scoprì di potersi piegare come gli pareva. Allungò un braccio e il braccio diventò più lungo.
“Interessante”, -pensò. Il suo corpo intero era un organo di senso. Poteva leggere con la mano: passò il palmo su un libro che giaceva sul tavolo e poté leggere cosa c’era scritto, anche non voltando pagina vide quella successiva. Guardando la tazza di caffè sul tavolo ne sentì il sapore. Provò a prendere il libro in mano ma la mano lo attraversò. Tutto il suo corpo passava attraverso le cose. Provava a camminare ma non poteva perché le sue gambe affondavano nel pavimento. Pensò di avvicinarsi alla finestra e, all’improvviso, vi si ritrovò di fianco. Facendo qualche esperimento, Yan capì che il corpo si muoveva a seconda della sua volontà: si materializzava là, dove voleva andare. Queste nuove sensazioni lo presero così tanto, che si dimenticò di voler morire. Questa nuova realtà lo faceva stare bene e sentire libero come non mai.
Non si accorse neanche che si era fatta sera. Alla porta iniziarono a bussare. Attraverso la porta il ragazzo vide che i suoi genitori erano venuti a chiamarlo. Lui rispose che stava bene, ma nessuno sentì la sua risposta. I genitori forzarono la porta, entrarono e alla vista del cadavere la madre iniziò a disperarsi mentre il padre si precipitò a liberare il corpo senza vita.
-Mamma, papà, sono qui! – provava in tutti i modi a toccarli per attirare la loro attenzione. Ma nessuno poteva né vederlo né sentirlo. Alla fine realizzò che era tutto inutile e si mise a seguire i genitori che correvano per l’appartamento. Arrivarono poi dei coleotteri e lumaconi grandi come la testa di un bambino che si attaccarono ai genitori succhiando una strana sostanza.
“Probabilmente si nutrono delle loro emozioni, della loro sofferenza”, - pensò Yan prima di iniziare a scacciarli. Gli insetti si spaventarono ma subito dopo tornarono a tormentare i suoi genitori. In quel momento il ragazzo iniziò a provare dispiacere e ansia sempre più acuti. Capì subito che quelle erano le emozioni dei suoi genitori, dei parenti che la madre aveva avvertito per telefono e di Inna, che era già arrivata e abbracciava il cadavere piangendo.
-Sono qui, sono vivo! Perché date tutte queste attenzioni a quel corpo inanimato?! Non sono io! – urlava invano.
Si accorse però di riuscire a leggere i pensieri, soprattutto quelli che lo riguardano. Iniziò a percepire cosa pensavano i parenti lontani che avevano saputo della sua morte e se ne dispiacevano. Inna intanto era scappata di casa senza dire nulla e lui capì subito che si era diretta da Kalki; interessato, decise di seguirla. Il ragazzo si accorse che in camera sua c’era uno sciame di piccoli insetti simili a mosche. Poi capì che erano pensieri.
Lungo la strada vide nuovamente come le persone venissero mangiate da enormi coleotteri, lumaconi e meduse. Questi penetravano i corpi ed obbligavano la gente a provare sensazioni negative, a fare brutti pensieri per potersi nutrire della loro preoccupazione. Si accorse anche di poter vedere attraverso le persone: molti erano neri all’interno. Solo Inna e più giovani avevano un interno più chiaro.
“Probabilmente il nero è la malattia”, - pensò Yan.
Inna entrò di corsa nella sala dove Kalki si stava esercitando con i suoi allievi. Si fermò di fronte a lui e scoppiò in un pianto disperato. Kalki capì subito e la abbracciò:
 
- Non ti preoccupare, - disse. – non è morto, è vivo e sta benissimo, ed è al tuo fianco. Adesso si trova in un mondo migliore. Però lui può sentire il tuo dolore e gli da il tormento.
Con un gesto il guru richiamò tutti gli allievi che, circondandola, abbracciarono Inna trasmettendole tutto l’amore e la compassione possibile. Kalki, come il sole, emanava luce che formava come un anello al limite del quale c’era un arcobaleno. Sopra la sua testa ondeggiava un’aureola. Anche i suoi allievi erano circondati da luce, non come le persone normali che si muovevano come avvolti da una nuvola grigia. Invece dei coleotteri, nella sala c’erano sfere di luce fluttuanti che con i loro raggi trasmettevano positività ai presenti.
-Preghiamo tutti per Yan, accompagniamo con gioia la sua anima in un mondo migliore, -disse Kalki.
Gli allievi iniziarono a pregare. Attorno ad ognuno di loro si era creato un fascio di luce che andava dritto in cielo. Yan percepì subito un sollievo nell’anima. Il ragazzo iniziò a nuotare in quel mare di amore e bontà. Alla fine tutti gli augurarono il meglio.
Finita la lezione, tornarono i brutti pensieri dei parenti. Yan si ricordò di loro e improvvisamente si ritrovò nel suo appartamento. L’ansia svanì solo di notte, quando tutti si addormentarono. Il ragazzo continuò a sperimentare il suo nuovo corpo: immaginandosi cane vi si trasformava. Poi si immaginò rana e il suo corpo obbedì. Alla fine ritornò alle sue sembianze umane, immaginò i vestiti e questi comparirono.
Tutti dormivano ma lui non ne aveva bisogno. Non si stancava.
La sua salma venne trasportata al cimitero. Lui la seguì interessato. Lungo la strada vide nuovamente le persone e i parenti divorati dalle larve e dalle meduse, e ancora da vermi e serpenti. Iniziò a capire che anche le sfortune e le disgrazie erano in qualche modo legate a questi esseri che inoculano negatività e spingono le persone a gesti stupidi. Quando qualcuno era arrabbiato, invidioso, nell’offendere o maledire era come se inviasse queste bestie a divorare la vittima, come cani a cui è stato ordinato di attaccare. Ma se la vittima era una persona positiva, queste bestie non riuscivano a mangiarla e tornavano da chi le aveva mandate. Molto raramente, Yan vide persone accompagnate da sfere luminose; secondo lui erano angeli o spiriti benigni.
La sua bara venne calata nella tomba e poi ricoperta. Yan scorse sulla sua tomba un’ombra bianca con le fattezze del suo volto.
“Cos’è, un fantasma?” – pensò.
Poi, guardando, vide sulle altre tombe le stesse ombre e si ricordò di quando Inna gli aveva raccontato del doppio etereo.
“Forse è un corpo etereo”, - decise Yan.
Alcuni fantasmi erano luminosi, altri più fiochi e volteggiavano sopra le tombe vecchie, probabilmente avendo perso luminosità per la vecchiaia.
Anche Inna era presente al funerale. Si era già calmata e nella sua testa pregava per lui. La madre e i parenti, invece, cantavano le sue esequie in chiesa. Sopra il tempio Yan vide una nuvola bianca verso la quale si dirigevano le preghiere delle persone e dalla quale, di tanto in tanto scaturivano vortici di energia diretti a chi pregava.
“E questo? Sarà Dio?” – pensò Yan.
Ma dentro di sé sapeva che non era così. Dalla nuvola partì una saetta che poi ritornò a colpire la nuvola.
“Cos’è?” – ripeté fra se e se volando verso la nuvola. Vide una moschea sulla quale c’era un ‘altra nuvola. Le nuvole si scambiavano le saette. Poi scorse altre nuvole, una sopra una ad una sinagoga, l’altra su una casa di preghiera battista: “Sicuramente sono gli spiriti dei grigori che combattono tra loro. Non sono certo Dio”.
Yan aveva già imparato a volare per muoversi da un posto all’altro, bastava immaginare un posto o una persona e lui vi si ritrovava accanto.
Una volta, pensando a Inna, si era ritrovato a delle lezioni di astro-karate tenute da Kalki. Il guru stava appunto spiegando come liberarsi dalle larve e purificare la propria anima dagli altri mostri grazie a colpi energetici e come sciogliere i contatti sans con persone malvagie e grigori. Yan si accorse che tutti erano collegati alle altre persone, soprattutto parenti e nuvole-grigori, da piccoli cavi. Attraverso questi cavi passavano scariche che controllavano la persona come una marionetta. L’uomo è talmente aggrovigliato in questi cavi e attaccato dalle larve che di lui non rimane più nulla. Fa, pensa, soffre non quello che vuole lui, ma quello che gli è estraneo in cui si è perso.Una volta, mentre stava visitando il suo vecchio istituto, Yan vide un suo nemico che faceva il gradasso con i suoi amichetti, raccontando le umiliazioni inflittegli, che era gay e di come se lo fosse fatto. Yan si infuriò tanto da volerlo uccidere. A quel punto si accorse di essere stato accerchiato da nubi nere che lo rapirono.“E questo cos’è?” – pensò. All’improvviso si ritrovò in un posto lugubre, pieno di esseri mostruosi che ricordavano diavoli e bestie somiglianti a iene con le ali. Questi si avventarono su di lui e iniziarono a divorarlo. Il ragazzo provava paura e dolore fortissimi, che non fecero altro che eccitare questi esseri che iniziarono a farlo a pezzi e trafiggerlo con spilli. Dalle loro fauci fuoriusciva un fuoco che lo bruciava. Yan capì con orrore di essere finito all’inferno e non aveva idea di come uscirne, sprofondando in un mare di sofferenza inaudita. Il suo dolore incitava questi demoni  a torturarlo in modi sempre diversi, anche psicologicamente: gli apparivano visioni in cui Inna veniva violentata, lui veniva picchiato dal suo nemico e deriso dalla gente. Yan affogava sempre più in questa illusione non essendo consapevole che era opera dei diavoli.
Ma, finalmente, prese coscienza, si ricordò di Kalki e urlò con fede: “Mi aiuti, salvatore! Mi aiuti! La prego!”.
Ed ecco che apparve lui, come una nuvola di luce che subito scacciò gli esseri demoniaci.
- Guardami negli occhi, guardami, - disse Kalki.
Yan, come chi annega cerca un appiglio, si concentrò sul viso del guru con piena fede e speranza.
-Calmati, ricordati dei bei paesaggi della natura, oppure pensa al seminario, pensa positivo.
Yan percepì un senso di calma e di sollievo, come se si fosse tolto un enorme peso dalle spalle.
-E adesso guardati attorno, - disse l’insegnante.
Il ragazzo si girò e vide un prato, un ruscello pacifico, il sole e le nuvole di un tiepido tramonto. In lontananza brillavano le cupole del tempio.
-Ecco, vedi, - iniziò il guru, - dove ti trovi nel piano sottile dipende dal tuo stato d’animo: paradiso, inferno, presente o futuro; qualsiasi posto sulla Terra o nei mondi paralleli dipende dalla tua volontà e tu puoi spostarti semplicemente con la velocità del pensiero. Ma quello che vedi qui è solo frutto della tua mente o di quella degli altri esseri. Prova a sgranare gli occhi come quando guardavi l’aurea delle candele. Vedi: è solo un campo energetico.
Yan acuì lo sguardo e vide solamente una luce sfumata. La luce fluttuava, come un’onda, cambiando colore e forma.
-Cosa sta succedendo, il fiume e il tempio non sono reali? – chiese Yan.
- Sono reali, così come l’inferno, ti saresti potuto fare un bagno nel fiume o entrare nel tempio. Ma sono frutto dell’energia scaturita dalla tua immaginazione, dal tuo stato d’animo, oppure dalla mente di altre creature che ti obbligano a vedere ciò che loro si immaginano.
- Ma allora cosa esiste veramente, come si fa a vedere il mondo così, come è davvero? – chiese Yan stupito.
- L’unica vera realtà è Dio. Ma raggiungerla non è semplice. Non sei in grado di raggiungere lo stato in cui potresti anche solo sfiorarlo. Se non fossi morto e avessi continuato a studiare nella nostra scuola, ti avrei insegnato la meditazione per il raggiungimento del Samadhi, l’unione con Dio. Ma nel piano sottile è tutto separato e gli insegnanti si trovano ad un livello, mentre tutte le altre creature in altri a seconda del loro stato d’animo. Si incontrano per poco tempo e a determinate condizioni. Però posso portarti nel mio Samadhi, perché tu possa vedere anche solo per qualche istante la vera realtà. E se ti impegnerai, allora nella tua prossima vita incontrerai un destino diverso e potrai capire l’infinito. E adesso guardami negli occhi e non ti distrarre.
Yan fissò gli occhi profondi come un abisso del guru ed iniziò ad affondare nel suo sguardo.
All’improvviso vide una sfera bianca splendente dalla quale si irradiavano raggi colorati.
La sfera brillava circondata da un grande vuoto, simile all’immensa distesa del Cosmo. Davanti al ragazzo iniziò a scorrere tutta la sua vita e rivisse tutto l’orrore e la vergogna della sua esistenza. Provò amarezza nell’aver vissuto in quel modo tutti quegli anni. Ma lo splendore di Dio non lo biasimava; era come se lo guardasse con immenso amore e speranza, come se volesse fargli raggiungere il bene supremo. La sfera era silenziosa ma a Yan sembrava di capirla senza parole, sentendo nel cuore e in tutto il corpo Il suo amore per lui.
-Ecco cosa avresti potuto avere, figlio mio, se in vita mi avessi avuto come obiettivo, saresti diventato parte di me, - sembrava dire Dio con il suo silenzio.
E nonostante non si udissero parole, Yan lo capiva meglio che se avesse parlato. Percepiva i pensieri immediatamente con tutto il suo essere, senza alcuna incertezza.
Ed ecco che la luce iniziò ad espandersi e inglobò Yan che subito percepì un amore smisurato, a tal punto che gli sembrava di sciogliersi in lui fino a scomparire completamente. C’era solo l’infinita distesa dell’Universo. E nonostante lui non esistesse, si sentiva Dio, era ovunque: in tutti i mondi, nelle infinite galassie, nelle stelle e in tutti gli esseri viventi di tutti i mondi, sapeva tutto di tutti, essendo diventato parte di loro. Vide il passato e il futuro di ognuno, erano senza inizio e senza fine. E la creatura stessa non aveva confini. Vide sé stesso, la sua vita e tutte le sue reincarnazioni, fino al suo contatto con la sfera splendente. Era pieno di grandiosa forza creatrice, capace di creare in un attimo un milione di mondi, colmo di emozioni, di amore, di santità e di tutti gli stati in qui un essere vivente si può trovare. E questo era solo una piccola parte di ciò che gli diede il contatto con Dio. Tutto il resto era impossibile da descrivere a parole o da definire; erano sensazioni e sentimenti talmente grandiosi, talmente profondi e sconfinati che per riuscire a spiegarli in qualche modo ci sarebbe voluta l’intera eternità. In un secondo queste sensazioni potevano evolversi e anche solo per capire il successivo atto di unione con Dio non sarebbe bastato un tempo infinito.
Poco a poco lo splendore divino si ritirò. Yan tornò lentamente in sé e gli sembrò di esser stato gettato in una bara angusta e buia, come se fosse tornato nella tomba. Dopo aver vissuto quelle emozioni e sensazioni, gli sembrava di essere morto di nuovo, come se non esistesse. Perdere il contatto con Dio era talmente devastante, che Yan avrebbe voluto morire un’altra volta sul posto. Ardeva di amore e passione per Dio. Non poteva più vivere in sé stesso, ma allo stesso tempo non sapeva come cambiare la sua situazione e questo lo faceva soffrire molto.
-Ecco cosa succede quando chi non è pronto incontra Dio, - risuonò la voce del guru.
Voltandosi e vedendo Kalki, Yan ritornò nella sua condizione di sempre e quello che era successo gli sembrò solo un sogno; non poteva credere di aver visto Dio.
-Ecco, così va meglio, - disse Kalki sorridendo. E poi ridendo: – Altrimenti ti saresti potuto suicidare anche qui, - anche se dove sei ora ormai non è possibile. E adesso torna in quella parte del piano sottile in cui la tua condizione ti permette di stare. Ma ricorda, devi controllare le tue emozioni e i tuoi pensieri, altrimenti potresti finire di nuovo all’inferno, e fuggire non sarà semplice. Ricorda, quello che vedi qui è la proiezione della tua mente , non permetterle di farti l’ennesimo scherzo. E adesso, addio, anche se credo che ci rivedremo ancora, - disse Kalki prima di dissolversi.
Yan si guardò attorno con stupore e si accorse che i prati, il fiume e il tempio erano ancora li. Scorse poi alcune sagome umane che volavano verso di lui, e ne riconobbe alcune. Erano i suoi parenti defunti. I defunti erano felici di vedere Yan:
-Finalmente sei tornato nella tua patria, a casa tua, - gli disse il nonno abbracciandolo.
-Saremo di nuovo tutti assieme, - gli disse la nonna baciandolo, - sono finiti i tuoi patimenti sulla Terra.
Yan era molto sorpreso di vedere il nonno e la nonna così giovani, al massimo trentenni. Però decise di non dire niente, ma loro potevano leggere i suoi pensieri.
-Si, caro nipote, - gli rispose il nonno. – L’anima non è il corpo e non ha età. Qui siamo tutti eternamente giovani, il corpo terrestre diventa simile all’anima solo verso i 18 anni, in alcuni casi 32. Persino i neonati hanno un’anima adulta, solo che il corpo e il cervello non permettono di esserlo. Qui non ci sono né malati né infermi. L’anima è sempre sana anche se possiamo prendere qualunque forma desideriamo.
E improvvisamente il nonno si trasformò in un vecchietto gobbo con le stampelle ed una forte tosse, accompagnato dalle risate di tutti.
-Adesso andiamo a casa, - lo invitò la nonna.
E si ritrovarono nella vecchia casetta della nonna, in cui Yan era stato già da bambino.
- Ma come mai vivete in questa vecchia casetta? – chiese stupito.
- Siamo abituati così, - rispose il nonno, - anche se potremmo vivere ovunque, anche in un palazzo, anche in mezzo al mare; basta solo immaginarselo.
- La nonna porse al ragazzo una scodella con dei tortini, Yan ne provò uno e subito riconobbe quel sapore della sua infanzia, ormai dimenticato.
-E cosa fate qui? – chiese Yan.
- Riposiamo, nipotino, guardiamo quello che succede sulla Terra, viaggiamo nel passato e visitiamo i mondi paralleli.
-Questa si che è vita! – si meravigliò Yan. – ma allora perché abbiamo vissuto sulla Terra? Cosa ci facevamo li? Perché?
-Qui siamo a casa, mentre la terra è una trasferta, - rispose il nonno, - è come se fosse una palestra dove impariamo le nostre lezioni, impartiteci da Dio, facciamo esperienze che qui non esistono. Dio prepara la nostra anima, come un tortino, e non tutte le fasi di questo processo sono piacevoli, ma tutte sono necessarie perché la nostra anima si sviluppi e diventi saggia.
“Quindi ho sbagliato, non avrei dovuto suicidarmi”, - pensò Yan.
-Molto della nostra vita terrena viene deciso da Dio, non è colpa tua, neanche il tuo suicidio. Ma tu avresti potuto vivere in maniera diversa; se avessi ascoltato da subito Inna e avessi iniziato a crescere spiritualmente, allora avresti percorso un destino alternativo e, forse, avresti potuto raggiungere un livello più alto, dove vivono gli angeli, i guru e i santi nell’infinita beatitudine.
Yan si ricordò delle lezioni di Kalki e di Inna, iniziò ad averne nostalgia e all’improvviso si ritrovò vicino a lei.
La ragazza era seduta nella sala della meditazione assieme agli altri allievi di Kalki. Erano disposti in cerchio, si tenevano per mano facendo pranayama e, pensando al loro insegnante che si trovava in prigione, gli inviavano pensieri carichi di amore. Vicino a Yan apparve il nonno:
-Ah, ecco dove eri finito! Ti avevamo perso.  Sei scomparso mentre eri seduto a tavola. Ed ecco la tua Inna, io e la nonna vi seguivamo spesso, eravamo felici della vostra amicizia. Lei sta imparando a raggiungere le vibrazioni più alte dell’amore, forse finirà tra gli angeli in futuro. Inna stava seduta in silenzio e piangeva, dispiaciuta per la morte di Yan e perché Kalki si trovava in galera.
Solo il flusso di amore divino riusciva a confortarla. Yan le planò vicino e la abbracciò per calmarla, ma lei non poteva vederlo e le sue braccia passano attraverso il corpo di lei.
-Non toccarla, - lo avvertì il nonno, - la nostra energia è estranea per i terrestri e ha un effetto negativo su di lei, inoltre la sua energia inizierebbe a scorrere verso di te. Ti ricordi i vampiri? Ecco, noi siamo come vampiri per i terrestri. Certo, noi non beviamo il sangue ma la loro energia inizia a defluire anche se solo li sfioriamo. Alcuni di noi, quelli più legati alla loro vita sulla Terra, si nutrono della loro energia per rimanere sul piano terrestre. Lo senti come è difficile stare qui?
Yan si allontanò da Inna e percepì che, in effetti, provava una sensazione di pesantezza che invece non c’era quando parlava con la nonna nell’altro mondo.
- Qui è tutto pesante, - iniziò a spiegare il nonno. – Per fare qualsiasi cosa bisogna spendere molte energie che non sappiamo dove reperire. Grazie al pranayama loro acquisiscono l' energia e noi possiamo solo succhiargliela via.
-E come faccio ad andarmene da qui? – chiese Yan.
-Pensa al viso della nonna, ed è fatta.
Yan pensò alla nonna e si ritrovò con lei nella casetta.
-Eccoti, ti stavo aspettando! – gli disse la nonna. – Mangia questi tortini, anche se qui non diventano freddi non importa, - e gli sorrise.
Improvvisamente a Yan venne in mente il sesso con Inna e arrossì, sapendo che i nonni potevano leggere i suoi pensieri.
-Non devi vergognarti, - disse il nonno. – abituati. Qui tutti sanno quello che l’altro pensa, non c’è posto per la menzogna e questo rende l’anima più luminosa.
Yan non riusciva comunque ad adattarsi; era abituato a tenere tutto dentro,a reprimere i suoi pensieri.
-Molto di quello che ritenevamo sbagliato, - iniziò a raccontare il nonno, - è risultato essere buono e giusto. Le emozioni e i pensieri davvero cattivi qui trascinano l’anima direttamente all’inferno. Quindi le persone si abituano gradualmente ad vivere senza questi pensieri e a ripulire l’anima.
- E come vivono gli angeli? – chiese Yan. – è possibile saperlo?
-Non è facile. Le nostre emozioni non sono così evolute da poterli raggiungere. Ma qui vicino vive il sacerdote Kadjur, lui è capace.
-Posso conoscerlo?
- Certo, - rispose il nonno. – tieni fissa l’immagine del mio volto nella tua testa e ti porterò da lui. Il nonno pensò a Kadjur e subito vi si ritrovò vicino assieme a Yan. Kadjur era vestito con una strana veste, simile ad una tunica, ed era assieme ad altre persone vestite come lui in un tempio spettacolare, simile ad una piramide, le cui pareti interne erano affrescate con segni magici e mandala. Il sacerdote capì subito il motivo della loro visita e chi fosse Yan. Disse Kadjur fissando il ragazzo:
-Eh si, saresti potuto diventare una persona di spirito. Hai un grande talento ma purtroppo hai imboccato la strada sbagliata. Ma io non ti do la colpa, non tutti possono trovare la loro missione a quell’età. Però potrai andar a far visite agli angeli, hai avuto la fortuna di incontrare uno dei più grandi e potenti maestri di tutta l’umanità. Ti aiuterà anche questa volta. Siediti nel nostro cerchio.
Yan si sedette vicino ad una ragazza bellissima e ad un altro ragazzo.
-Io sono Maksim, - si presentò lui.
- E io Sapfira, - aggiunse la ragazza.
-Prendetevi per mano formando un cerchio, - disse il sacerdote. – sentite crescere in voi l’amore e la dedizione verso Dio, provate con tutto il cuore questo sentimento, con tutta la vostra essenza e incanalate queste sensazioni nell’alta ambizione di raggiungere il piano degli angeli. Ripetere il mantra “Illa”. Yan cominciò a provare un sentimento di reverenza, poi avvertì il cambiamento: stava nuotando in un oceano di grazia, attorno a lui si diramavano iridescenti fasci di energia, in cui volteggiavano sfere luminose. Tutt’attorno suonava una musica meravigliosa e il vento portava aromi sorprendenti.
Lentamente l’iridescenza si trasformò in un tempio gigante, mentre le sfere diventarono  asceti che galleggiavano seduti nella posizione del loto. Ognuno di loro aveva un’aureola e attorno al corpo brillava l’aura. I loro corpi erano decorati da ghirlande di fiori.
-Vi do il benvenuto, - pronunciò uno di loro guardandoli con amore incondizionato. – Qui siamo immersi nella
beatitudine senza limiti, ma ognuno di noi sogna di reincarnarsi nuovamente tra gli uomini per poterli
aiutare a sviluppare e coltivare la spiritualità e salvarli quindi dalla disastrosa ignoranza in cui vivono.
Anche se sulla Terra soffriremo e ripercorreremo la sorte di Cristo, noi preghiamo Dio di tornare per la salvezza dell’uomo. Se  questi pensieri toccheranno anche voi e vi avvicinerete a noi passo dopo passo, potrete dissolvervi nell’amore.
Yan si sentì ad un tratto pesante e gli sembrò di cadere da grande altezza. E si ritrovò nella piramide del sacerdote Kadjur.
-Non è stato molto efficace il nostro stato di concentrazione, per questo siamo ricaduti sul nostro livello, -spiegò lui. Ma adesso sapete qual è l’obiettivo da raggiungere e cosa vi può aspettare.
Yan era seduto in stato di shock, dispiaciuto di non aver ascoltato subito Inna e di non esser diventato subito un alunno di Kalki. Al tempo non aveva idea di quello che stesse perdendo e di ciò che avrebbe potuto raggiungere, ma era ormai tardi.
-A presto, miei cari, - si congedò il sacerdote scomparendo dal tempio.
- Come mai ti sei intristito? – chiese dolcemente Sapfira a Yan. – Tutti noi abbiamo fatto scelte sbagliate nella nostra vita terrena. Ma adesso puoi studiare qui e concentrarti sulla tua prossima vita per non lasciarti sfuggire l’opportunità di evolverti spiritualmente. Andiamo, voliamo sulla terra, divertiamoci un po’, i miei parenti stanno per fare una seduta spiritica. Guardiamo come è, vista da chi vive nel piano sottile. Yan si ricordò di quando era bambino e con gli amici aveva invocato lo spirito di Pushkin. Gli sembrò interessante e decise di andare.
-Pensa a me, - gli disse Sapfira.
Yan si immaginò il suo viso ed ecco che si ritrovarono in una delle camere di una vecchia casa; lì alcune persone sedevano attorno ad un tavolo tenendo le dita su un piattino che si muoveva sopra un grande foglio di carta con su scritte lettere e numeri.
-Spirito di Tutankhamon, io ti invoco, - esclamò un ragazzo dai capelli lunghi e il naso a punta. Socchiuse gli occhi e si concentrò. – Rispondi alla nostra domanda: cosa dobbiamo fare per diventare ricchi?
Il piattino iniziò a roteare sulla carta. Yan vide che nella stanza, attorno alle persone, volavano molti spiriti ognuno dei quali cercava di rispondere ai ragazzi. C’era anche una statua simile a quella che ritrae Tutankhamon.
Ed ecco che il medium entrò in contatto con uno spirito simile ad un rospo con ali da pipistrello, uno dei peggiori.
Tra loro si creò una turbolenza d’aria e il rospo iniziò a rispondere alle domande del ragazzo con voce roca e sgradevole. 
-Sì, - disse Sapfira delusa – non si è concentrato abbastanza e invece di parlare con Tutankhamon gli risponde uno spirito di basso livello.
- E come mai Tutankhamon è così strano? – chiese Yan.
-Quello non è Tutankhamon, - rispose lei guardando la statua. – Si è reincarnato già da tempo sulla Terra. Quella è la sua memoria. Dato che l’uomo, quando si reincarna lascia la sua memoria nel piano sottile, lei non ricorda nulla della sua vita precedente.
-E come avrebbero fatto a capire Tutankhamon? Lui parlava in un’altra lingua, - si interessò Yan.
-Nel piano sottile non ci sono lingue, tutti parlano una sola lingua e si capiscono facilmente anche senza parole,si percepiscono l’un l’altro.
 Vedi: loro non sentono quello che risponde lo spirito, ma il cervello trasforma le parole in movimenti delle mani e il piatto si muove sulle lettere giuste. Anche le piante, gli insetti e gli animali parlano questa lingua. E anche tu adesso potrai capirli così come li capiscono quelle persone che hanno il dono della telepatia, il cui cervello non ha bloccato questa capacità. Si può parlare con le pietre, con gli alieni. Il nostro corpo non blocca questa capacità. Quindi per gli uomini è più semplice ricevere queste informazioni attraverso il piattino o le bacchette, oppure semplicemente ascoltando con attenzione la voce del loro organismo. Lui capisce quello che all’intelletto non arriva, - spiegò Sapfira.
Il rospo continuava a rispondere ai ragazzi mentre un altro spirito, simile ad una talpa con le ali di mosca, provava a spingerlo più in là per rispondere a sua volta.
Yan si ricordò di quanto fosse volgare il loro “Pushkin” quando lo avevano invocato e si mise a ridere. Adesso capiva quanto è importante concentrarsi e sintonizzarsi e quanto sia difficile farlo senza allenamento.
- E come si fa a sintonizzarsi in maniera corretta? – chiese Yan.
- Sintonizzarsi deriva dalla parola “sintonia”, - iniziò a spiegare Sapfira. – quindi deve essere fatto in sintonia da tre centri: la mente, i sentimenti e il corpo. La mente deve concentrarsi per immaginare l’immagine, il cuore deve sentirne le emozioni e il corpo deve percepire la presenza fisica. La cosa migliore è iniziare con gli amici stretti, i parenti, i posti conosciuti, le proprie cose. Pensi ad una persona, percepisci il rapporto emozionale con lei e la senti vicina, come se la toccassi, se sfiorassi il suo corpo. Queste sensazioni devono essere ricordate per poi provarle con le persone sconosciute, i posti non visitati e imparare così il sistema.
-Capito, rispose Yan ancora soprapensiero.
A quel punto Yan si accorse che si stava avvicinando un gruppo di strani individui. Erano tutti coperti di piaghe e pustole, parlavano in maniera scurrile e si spintonavano. Accortisi di Yan e Sapfira, si girarono e si diressero verso di loro. Sapfira prese Yan per la mano e ordinò a tutti:
-Subito da Kadjur! Pensate al suo viso!
E si ritrovarono tutti all’interno della piramide.
-Cosa è successo? Perché siamo scappati? – chiese Yan.
-Sono esseri schifosi, simili a demoni, - disse Sapfira. – Da loro ci si può aspettare di tutto. È un gruppo di assassini, maniaci, banditi e altri criminali del genere. I loro peccati non gli permettono di entrare nel nostro mondo e quindi rimangono vicino alla Terra, assieme agli spiriti. Hai visto le loro piaghe? Così appaiono le forti emozioni negative nel piano sottile, ti rendono mostruoso.
-E quanto tempo rimarranno nel mondo degli spiriti? Perché non migliorano?

- Se una persona trova delle giustificazioni, si aggrappa al negativo, crede che i suoi peccati siano normali, allora si scava la fossa verso il mondo di livello più basso, rimanendo moralmente un mostro. Solo pentendosi la persona può liberarsi da queste malattie e innalzarsi in un mondo migliore. Ma così potrebbero rimanere tra i demoni loro simili fino all’incarnazione, finché non decideranno di liberarsi dal male. Proprio per questo, già durante la vita terrena è bene pentirsi e fare ammenda, senza cercare scuse ma evitando prima di tutto di rapportarsi male con il prossimo e stando lontani da ciò che è contrario all’amore, alla bontà e alla compassione.
Una volta Sapfira portò Yan al laboratorio dei creativi; lì si riunivano quelli che un tempo erano scienziati, pittori, musicisti e si mostravano a vicenda le loro creazioni e scoperte.

Yan rimase stupito dai loro quadri,che erano enormi e  dipinti solo con l’immaginazione, mentre un solo compositore poteva ricreare il suono di un’intera orchestra semplicemente pensandolo. Persino le nuove scoperte degli scienziati potevano essere mostrate in azione in maniera cos’ semplice, che persino Yan poteva capire di cosa si stesse parlando.
Quando il professor Bed finì il suo discorso sulla possibilità di mutare il DNA, Yan si avvicinò e gli chiese:
-Ma a cosa servono qui queste scoperte? Noi non abbiamo un corpo fisico per provare le vostre teorie.
-Si, certo, qui non possiamo testarle, - rispose il professore. – ma io lavoro per quelli che sono rimasti sulla Terra, per aiutarli. Qui è molto più semplice fare nuove scoperte: non servono finanziamenti, costose attrezzature, laboratori, ecc … . Mi basta il mio cervello. Posso creare tutto quello che mi serve immaginandolo. E anche reperire le informazioni qui è molto più facile.
-Sono d’accordo con Lei professore, - disse Yan. – Ma come fanno sulla Terra a conoscere le Sue scoperte?
- Semplicissimo, - iniziò a spiegare Bed. – Mi ricordo che abbiamo imparato questo trucco quando studiavamo a scuola: la trasmissione dei pensieri a distanza! Io pensavo un numero da uno a nove, poi mi rivolgevo al qualcuno dicendo: “Ho il potere della telepatia. Pensa ad un numero da uno a nove e io ti dirò quale è”, e intanto tenevo a mente il mio . La persona il più delle volte pensava al mio stesso numero perché il suo cervello ne cercava uno. Io non facevo altro che ripetere il mio numero e quando lo dicevo a voce alta, molti si meravigliavano credendo avessi davvero i poteri!Lo stesso trucco funziona tra scienziati, pittori e musicisti. Loro pensano a qualcosa e, se è ad esempio la mia scoperta sul DNA, io trovo quella persona e gli passo i miei pensieri. L’importante è che lui ci pensi , cerchi la risposta e sia pronto ad accettarla. Allora allo scienziato potrebbe apparigli in sonno la soluzione come a Mendeleev la tavola degli elementi. Capisci?
-Si, molto interessante, - pensò Yan a voce alta. – Adesso capisco da dove arriva tutto sulla nostra Terra.
- No, certo che no! Non tutto e non tutto da qui, - precisò Bed. –Ma tutto ciò che arriva dai piani sottili è giusto e ero. In realtà, l’influenza del mondo dei morti su quello dei vivi è enorme. Non l’ho capito finché non sono finito qui. Ma quasi tutto arriva sulla Terra dal piano sottile. Certo, oltre a noi qui ci sono anche i demoni; ecco perché la situazione nel mondo è difficile. All’inizio, quando sono arrivato, mi sentivo perduto, mi mancava non poter parlare con i miei parenti e non sapevo cosa fare. Ed ora guardami, ho ritrovato me stesso. Qui ci sono tante possibilità, tra cui anche aiutare le persone. Quando vivevo sulla Terra il mondo dei morti mi sembrava qualcosa di lugubre e spento, adesso che ci vivo mi rendo conto che siamo noi ad essere vivi davvero, mentre i terrestri soffrono dei loro limiti.
***

-Allora, ti stai ambientando qui, ragazzo? – chiese Kadjur a Yan estraendo un bastone da sotto la sua lunga veste sacerdotale.
- Sì, inizio ad ambientarmi, Solo che non ho capito, - disse Yan, - perché è stato creato il difficile mondo terreno? Non sarebbe stato meglio se Dio ci avesse fatto angeli da subito?
- Al contrario degli uomini gli angeli non possono fare molte esperienze, - spiegò il sacerdote. –  Non hanno mai provato il male, la menzogna, la tristezza, la mancanza e la speranza della vita terrena, il freddo, la fame e il senso di sazietà, la rabbia e l’offesa, la passione, l’affetto e molti altri aspetti positivi e negativi della Terra. E queste esperienze sono una parte importante per la maturità dell’anima, per lo sviluppo della conoscenza e della saggezza. Solo avendo conosciuto tutta la gamma dei possibili sentimenti l’anima raggiunge la perfezione. Percorrendo un lungo cammino, dal minerale a Buddha, l’anima acquista una personalità, si differenzia dalle altre anime. Anche se all’inizio, dopo la separazione da Dio, tutte le anime sono identiche come gocce d’acqua, alla fine del cammino diventano tutte diverse, ognuna con la sua esperienza e memoria di tutte le vite passate. E anche se raggiungono Dio, che differenza fa, ci sono anime uniche come quelle di Cristo, Buddha, Mahavira, Krishna, Maometto e Lao Zi, - concluse il sacerdote.
-  Comunque, - iniziò a parlare un uomo seduto di fianco in una tunica bianca, - il mondo è ingiusto. Io sono stato ucciso dai banditi e mi sono ritrovato qui. Sono felice, davvero molto felice. Ma perché gli hanno puniti e sbattuti in prigione per molti anni?
- Sì, fratello Bogumil, - rispose Kadjur. – Il dramma della vita terrena è causato dall’ignoranza, dall’incomprensione, dalla completa cecità delle persone. Se sapessero e vedessero tutto, non ci sarebbe alcun dramma. Tutto il gioco della vita terrena gira attorno al fatto che l’uomo non sa nulla: né passato né futuro. Per lui l’anima altrui è incomprensibile. Ma la cosa più importante è che l’uomo non conosce sé stesso. Questo causa la sua cecità e tutte le sue sofferenze.  In realtà l’uomo può esplorare sé stesso, iniziando dall’introspezione, dal guardare con sguardo imparziale ed estero tutti i pensieri che gli passano per la testa, tutte le sensazioni e i sentimenti. In questo modo si risveglierebbe e inizierebbe la sua trasformazione in Buddha. L’uomo è allo stesso tempo attore e spettatore del dramma della vita, ma lui ignora di esserne attore, e questo è il guaio. Ma questo spettacolo non passa invano: quello che viene interpretato, rimane per sempre. E oggi abbiamo la possibilità di vedere uno degli atti più interessanti di questo dramma, conservato negli annali akashici: la nascita della civiltà terrestre. Sedetevi in cerchio, - invitò i presenti, - prendiamoci per mano e pensiamo all’inizio della civiltà, pensiamo ad Atlantide.
Dopo un attimo si ritrovarono vicino a delle enormi piramidi in costruzione. In aria galleggiavano grandi blocchi di pietra che andavano a formare le piramidi, come in un grande cantiere. Seguivano il processo dei piccoli ometti verdi con grandi occhi allungati, seduti vicino ad un’enorme disco volante bianco.
 -Ecco chi ha costruito le piramidi, - disse Yan sorpreso.
- Si, - rispose Kadjur. – tutti i megaliti come Stonehenge, la Sfinge e  Machu Picchu sono stati creati da loro per incanalare sulla Terra l’energia spirituale. E in punti particolari di queste costruzioni il flusso è particolarmente forte. Lì i nuovi sacerdoti dell’umanità sono stati iniziati e trasfigurati. Questi luoghi funzionano ancora e non permettono al pianeta di soffocare nell’ignoranza e assenza di spiritualità.
Yan si voltò e vide alcuni sacerdoti seduti davanti ad un gruppo di persone centenarie. Uno di loro predicava la parola di Dio e indossava un chitone nero con un simbolo a forma di S che a Yan non sembrava nuovo.
- Maestro Kalki! È il maestro Kalki! – urlò Yan indicandolo.
- Lo so, - disse Sapfira sorridendo. – Questa anima grandiosa si è reincarnata per portare gli uomini persi vero la luce. Adesso possono reincarnarsi uno alla volta, ed è più difficile. Agli albori della civiltà le anime grandiose si reincarnarono a gruppi capitanati dalle manifestazioni di Dio, e diedero origine alle grandi religioni, che si sono sviluppate e sono arrivate a noi come cristianesimo,  buddhismo, induismo,  zoroastrismo e altre. – spiegava Sapfira.
Si avvicinarono per ascoltare quello che diceva l’avatar di Kalki. Yan rimase sorpreso dal fatto che stesse dando i dieci comandamenti di Mosè, conosciuti dalla Bibbia. Ma la spiegazione era differente rispetto a quella dei sacerdoti, e se ne accorse persino Yan.  Sapfira annuì leggendo i suoi pensieri e spiegò:
-Si, Yan. Dio consegna a tutti i popoli gli stessi comandamenti perché le persone abbiamo dei punti di riferimento per il loro sviluppo e per vivere in armonia. Ma dai tempi di Atlantide il loro significato è andato perdendosi. E adesso solamente i maestri come Kalki possono recuperarlo.
(alla fine del libro sono riportati i comandamenti)
-Uno dei principali comandamenti dice: “Onora il calendario”, - raccontava il saggio. – Secondo la dottrina, il calendario è la ruota del tempo. Il tempo è il movimento della Terra attorno al Sole, e ogni altro movimento è tempo. Ma il tempo è discontinuo in quanto comprende anche il movimento dei pianeti e la posizione delle stelle rispetto alla Terra. C’è il tempo per la creazione e quello per la distruzione, il tempo per l’azione e quello per l’inattività, può scorrere velocemente oppure lentamente; un tempo per ogni cosa. E ognuno di voi deve sapere quando arriverà il tempo e per che cosa, sia per voi stessi che per tutti gli altri terrestri. E che i vostri bambini fin dall’infanzia studino l’astrologia che spiega questo fenomeno. I nostri fratelli, arrivati dalla galassia, costruiscono osservatori per poter scoprire e capire tutti i segreti del tempo e il loro effetto sulla Terra.
Yan si ricordò di Stonehenge e degli altri antichi monumenti, costruiti come osservatori (astronomici). All’inizio non aveva capito come potessero servire a dei selvaggi ignoranti, ma adesso gli era chiaro che i popoli antichi erano molto più evoluti spiritualmente e nelle conoscenze più importanti, rispetto all’uomo moderno.
-Si, - confermò Sapfira  - un tempo gli dei erano sulla terra. Adesso la civiltà ha portato ad un degrado spirituale. Nonostante il progresso della tecnologia, l’uomo si prepara ad un grande suicidio di massa. È sempre più difficile trovare vere scuole nella massa di imbroglioni e predicanti che già da tempo hanno venduto Dio per un piatto di lenticchie. Si fermarono a lungo ad ascoltare le prediche di Kalki e, alla fine, dopo aver ammirato ancora come le
piramidi e gli altri megaliti si stessero costruendo con giganti massi fluttuanti, tornarono nel loro mondo.

***
Yan era sempre più interessato a Sapfira, la ammirava per i suoi modi, la sua bellezza, il suo fascino e la sua intelligenza. Lei lo sapeva bene e flirtava con lui. Yan osservava interessato come il suo vestito si alzasse con il vento, il colore e il decoro della stoffa cambiassero, fino a trasformarsi in un abbigliamento sexy . Passeggiavano per un bellissimo giardino ricoperto di fiori. Da lontano si vedevano le vette innevate dei monti e proprio davanti a loro c’era il mare. Il sole stava tramontando e dipingeva le nuvole di colori bellissimi. Yan prese Sapfira per la mano, lei iniziò a fissarlo con i suoi grandi occhi neri e per i loro corpi passò una scarica di energia inebriante. Yan la strinse a sé in un abbraccio. In quell’istante i loro corpi iniziarono a fondersi, penetrando l’uno dentro l’altro in un’estasi di sensazioni. Non c’era bisogno di usare gli organi sessuali, i loro corpi si scambiavano fluidi sessuali per far crescere l’euforia. Yan provava tutto quello che sentiva Sapfira e lei sembrava essere entrata nel corpo di lui, pur rimanendo contemporaneamente nel suo. Dopo quel sesso incredibile, senza eiaculazione dato che non c’era alcun corpo fisico e con un orgasmo che interessava tutto il corpo e non gli organi sessuali, i ragazzi rimasero sdraiati e abbracciati ad ammirare il cielo stellato. Le cicale frinivano e soffiava un piacevole venticello. In cielo volava uno sciame intero di lucciole che formava bellissime ghirlande lucenti. Yan pensò che un sesso del genere lo aveva provato anche con Inna, quando lei gli aveva proposto di fare sesso tantrico,  toccandosi semplicemente l’un l’altro senza coinvolgere gli organi sessuali. Ma allora il corpo impediva di provare tutta quest’immensa gamma di sensazioni.
Yan iniziò a recitare poesie, dedicandole a Sapfira. La ragazza cominciò ad emanare della musica bellissima che Yan sentiva nella sua testa e si accostava perfettamente alle sue poesie.
-Ti amo così tanto, - si dichiarò Yan. – sono così felice di trovarmi qui, a casa.

***

Dopo qualche tempo i ragazzi andarono ad assistere ai rituali dello sciamano. Un gruppo di persone appartenenti ad un villaggio di ammaestratori di renne si riunirono nella capanna dello sciamano. Era successa una disgrazia: Tapyr non era ritornato dalla caccia e tutti avevano un brutto presentimento.
Yan e Sapfira fluttuavano al di fuori dalla casa, ma vedevano tutto quello che succedeva dentro. In vesti sciamaniche
Kam prese il tamburello e, danzando, iniziò a colpirlo con un bastone, richiamando in aiuto gli spiriti. Con voce bassa e intensa cantilenava, raccontando ai presenti le sue azioni e le visioni. Si unirono tutti su un unico piano e l’energia collettiva sosteneva lo sciamano nel suo rituale.
Subito si udì gracchiare e bubulare. Erano un corvo e un gufo, gli spiriti aiutanti che volavano in cerchio sopra la capanna, a cui si unirono uno scoiattolo che correva sulle pareti esterne, una volpe che latrava agitata e molti altri spiriti.
- Tapyr è vivo? – chiese lo sciamano agli spiriti.
- Vivo ... Vivo … vivo ... – risposero a turno gli spirito con le loro strane voci.
-Dove si trova?
- Sull’ansa del Fiume Nero, - risposerò gli spiriti in coro.
Lo sciamano iniziò a percuotere il tamburello più forte, invocando Tynbur – lo spirito dell’estasi sciamanica che arrivò nelle sembianze di un cervo; lo sciamano gli saltò in groppa e iniziò ad invocare lo spirito dei suoi antenati. Dal mondo dei morti apparve il suo predecessore al villaggio.
-Mostrami il cammino per arrivare da Tapyr, - gli chiese Kam.
- Ti mostrerò la strada, - rispose lo spirito.
- Kam si rivolse poi allo spirito di quel luogo, Ayami:
-Oh grande Ayami, aiutaci, non lasciare morire il cacciatore Tapyr! Il nostro popolo ti è fedele, non nuociamo ai tuoi animali e alla tua terra. Fai del bene, sii misericordiosa!
Ayami si palesò, simile ad una grande regina delle nevi. Ergendosi sopra la taiga, diede il suo segno di consenso e con la mano indicò il Fiume Nero. Kam ordinò di preparare le renne. Era già buio, la tempesta infuriava e in lontananza ululavano i lupi.
Ahe uscì nella tempesta coperto solo da una leggera veste da sciamano. Le renne erano spaventate e non volevano uscire di notte nella tundra. Kite, il figlio di Ahe, era già seduto sulla slitta.
Kam correva nella neve profonda, guidando le renne che lo seguivano. Dietro di lui volavano gli spiriti aiutanti. Corse per alcuni chilometri senza fermarsi, guidato dallo spirito del vecchio sciamano fino all’obiettivo. Vedendolo con i propri occhi,  riusciva ad evitare le buche e i tronchi di alberi abbattuti. Gli spiriti aiutanti volavano adesso davanti a lui mentre Kam cercava di tenere il passo sul suo cervo Tynbur.
Anche Yan e Sapfira scorgevano la strada ma Kam non riusciva a concentrarsi su di loro così facilmente, come sul suo antenato, quindi seguiva la strada con i suoi occhi. Né Yan, né l’antenato avevano difficoltà a vedere la strada di notte nella tempesta e sapevano perfettamente qual’era il percorso per arrivare da Tapyr. Mancavano pochi chilometri. Il cacciatore giaceva privo di sensi sulla riva del fiume, semi congelato. Non lontano c’era un branco di lupi che aspettavano il pasto. Recuperato Tapyr, Kam lo sdraiò sulla slitta e corse indietro seguito dalle renne. Nella capanna lo aspettavano tutti. Lo accomodarono vicino al fuoco, Kam prese il tamburello e iniziò il rituale. Per far ritornare la sua anima, si diresse verso il mondo inferiore dei morti; il suo corpo sottile si era distaccato da quello fisico e si trovava sul confine con il mondo dei morti.
Volando sul suo cervo attraverso piano sottile, aiutato dagli spiriti guida e dal suo antenato, Kam riuscì a trovare l‘anima di Tapyr.
- Fratello non è ancora arrivata per te l' ora di raggiungere Erlik. Torniamo indietro, ritorniamo.
Tapyr che stava volando stupefatto per mondi sconosciuti, seguì Kam. Entrarono nella capanna e Kam fece ricongiungere l'anima col corpo di Tapyr, che era sdraiato vicino al fuoco. Questi aprì gli occhi, tornò in sé, ma stava ancora male. Lo sciamano iniziò a battere il tamburello e invocò Ayami, gli spiriti-aiutanti e il suo antenato per far tornare al cacciatore la forza vitale; insieme lo aiutarono a guarire.
Le persone della tribù erano in pena per lui e questo lo nutriva della loro energia, incanalata da Kam per la sua guarigione. Da ognuno di loro fuoriusciva un’onda luminosa che entrava nel corpo di Tapyr. Kam cantava e descriveva questo processo perché tutti potessero prendervi parte con la loro energia. Quando capì che Tapyr stava meglio, Kam lasciò andare Tynbur e completò il rito. Le persone cominciarono ad allontanarsi e portarono il cacciatore nella sua tenda.
Yan rimase molto colpito dalle abilità dello sciamano. Sapfira gli spiegò:
-Non è nato già così. Certo, aveva talento fin dalla nascita ed è stato scelto dagli spiriti perché aiutasse le tribù, ma lui non era d’accordo e non voleva diventare sciamano. Ma gli spiriti hanno iniziato a portarlo nel piano sottile, comunicavano con lui in continuazione. Sembrava che stesse impazzendo : aveva la malattia dello sciamano. Ma pian piano gli hanno insegnato ad arrivare sul piano sottile e lui ha accettato il suo destino ed è diventato Kam.
Yan rimase molto colpito dalle abilità dello sciamano. Sapfira gli spiegò:
- La sua non è una dote innata. Certo, aveva talento fin dalla nascita ed è stato scelto dagli spiriti perché aiutasse le tribù, ma non era d’accordo e non avrebbe voluto diventare sciamano.  Gli spiriti però hanno iniziato a portarlo nel piano sottile, comunicando con lui in continuazione. Sembrava che stesse impazzendo : aveva la malattia dello sciamano. Ma pian piano gli hanno insegnato ad arrivare al piano sottile e lui ha accettato il suo destino ed è diventato Kam.
Yan era ancora più sorpreso:
-Ma è possibile obbligare con la forza un essere umano ad evolversi? – chiese.
I ragazzi si avvicinarono allo sciamano per chiedergli come avesse fatto a diventare Kam.
-Quando morì il mio predecessore - raccontò - iniziò ad apparirmi in sogno. Lo vedevo anche di giorno.  Mia nonna mi disse che gli spiriti mi avevano scelto per essere sciamano.  Io non volevo perché non si vive più per sé stessi, ma solo per gli, altri 24 ore al giorno. Se a qualcuno succede qualcosa, io devo aiutarlo, ed è difficile quando non ci si può rifiutare e gli spiriti ti obbligano a farlo. Ho cercato di ribellarmi, ma i miei antenati hanno visto in me doti di medium – colui che può parlare con gli spiriti. E guidati dal vecchio sciamano hanno iniziato a far uscire la mia Djula (anima) dal corpo. Così cominciarono le visioni. Vedevo gli spiriti, i miei antenati, il piano sottile come se fossero allucinazioni, in pieno giorno; fui colpito la malattia dello sciamano: deliravo, parlavo con loro, mi convincevano a diventare sciamano perché aiutassi il loro popolo. Scappai nella taiga, me ne stato spesso seduto sulla tomba del vecchio sciamano, vicino all’albero dove erano appese le sue cose, vecchi e consunte: tamburelli, bastoni, abiti. I miei antenati con l’aiuto degli spiriti guida rapirono la mia anima e mi insegnarono a vivere nel loro mondo.
Imparai a muovermi nel piano sottile e a comunicare con gli spiriti.
Il vecchio sciamano mi insegnò a farlo. Infine presi il tamburello e praticai i rituali per ottenere il controllo della situazione. Quando ho il tamburello in mano, io sono Kam, senza sono un uomo qualunque.
La gente cominciò a venire da per a chiedere aiuto; domandavano " che tempo farà" e "dove saranno le bestie da cacciare", gli antenati mi spiegavano tutto, loro sanno tutto, ad esempio come guarire le persone da ogni male.
-Ma Lei fa qualcosa da solo per aiutare le persone? - chiese Yan.
-Si, a volte succede. Poco tempo fa morì il figlio di Bii. Lei era straziata, tanto che la sua anima era volata nel mondo dei morti e non reagiva a niente. Io volai là e riportai l’anima al corpo, spezzando il legame con il figlio, e lei si sentì subito meglio. A volte procuro delle vittime sacrificali. Tempo fa si era ammalata una persona,  uno spirito cattivo si era impossessato di lei. Io ho trasferito questo spirito in una renna e l' ho portata della taiga, perché le bestie la mangiassero; così la persona è guarita. A volte la malattia è grave gli antenati non hanno abbastanza forza, quindi uccido una renna perché possano nutrirsi del suo sangue e scacciare lo spirito malvagio.
-Io pensavo che le malattie fossero causate dai batteri (virus).
-I batteri e i virus sono il corpo fisico degli spiriti maligni.

***
Un giorno Yan andò a visitare il nonno e lo trovò in compagnia di un tedesco, Hans.

-Nonno, - disse Yan, - me lo ricordo bene, sulla Terra tu detestavi i tedeschi! Hai combattuto al fronte, per tutta
la guerra! Cos’è successo, hai cambiato idea?
- Si, nipote, - rispose il nonno. – Abbiamo parlato a lungo con Hans e siamo arrivati alla conclusione che ci hanno imbrogliato, costringendoci a lottare l’uno contro l’altro. Anche lui è stato in guerra. Quei demoni di Stalin e Hitler non facevano altro che insegnarci ad odiare. Per noi, persone comuni, sarebbe stato meglio che la guerra non ci fosse stata. Anche se Stalin si fosse preso la Germania o Hitler la Russia.
- Sì, sì, - annuiva Hans alle parole del nonno. – Sono uno peggio dell’altro. Hitler almeno non ha distrutto le chiese e i templi. Tra i campi di concentramento di Hitler e i gulag di Stalin non c’era comunque alcuna differenza. Sia l’uno che l’altro miravano ad una sola cosa e tormentavano i popoli. Uno sguinzagliando la Gestapo, l’altro tramite tortura e fucilazioni, sempre e comunque scempi.
Yan li capiva con il cuore ma era comunque sconvolto dal mutamento di idee.
- Raggiungiamo gli annali di Akash, - disse il nonno. – E vedrai tu stesso l’accordo di quei maledetti contro i popoli della Terra.
Si ritrovarono nel 18esimo secolo ad una riunione di demoni, in una sala con un’atmosfera pesante e lugubre; alle pareti erano appesi scheletri e corpi di uomini martoriati, con lacrime di sangue lungo il viso e  arti troncati, illuminati dalla luce delle fiaccole. Attorno ad un grande tavolo erano seduti mostri orrendi, con facce disgustose, simili a pipistrelli, iene, macachi con le corna, con  ali membranose, il pelo lungo, canini enormi e artigli al posto delle dita.
A capotavola sedeva Belzebù, il demone supremo, dal volto di un gorilla, il naso ad uncino e due buchi rossi al posto degli occhi. Aveva anche lui imponenti corna e ali. Era avvolto in un mantello nero con simboli satanici.  

- Ci aspetta un grande banchetto, a milioni moriranno in nome del male, - strideva con voce roca. – Introdurremo nelle menti dei persi l’idea di comunismo, il “futuro luminoso”, - rise l’essere mostruoso. Grazie a questo scoppieranno guerra e violenza in tutto il mondo. Distruggeranno i templi di Dio, uccideranno tutti quelli che non si inchineranno a Satana. Ma non è tutto. Dopo che i demoni al potere con Eghedom (Lenin) avranno iniziato una rivoluzione sanguinosa e imbevuto il terreno di sangue, arriverà Samnu (Stalin), ancora più potente, che continuerà a tormentare il popolo obbligandolo a credere di essere nel giusto. Ma questo  è niente. Assieme ad Abbadon (Hitler) faranno scoppiare una lunga guerra per rendere la vita degli uomini ancora più insopportabile. Alcuni lotteranno per il comunismo, altri per il nazismo e si uccideranno a vicenda, trasformando la Terra in un deserto. Ognuno di loro avrà al servizio una squadra di demoni che stermineranno i popoli in nome del Male.
A quelle parole i demoni si agitavano emettendo urla e ululati spaventosi, per festeggiare così l’idea del comandante.
- Ecco vedi, nipote, - disse il nonno, - come è andata veramente: “I signori combattono per il potere e i servi perdono il cappello”. I comuni mortali hanno una sola via d’uscita: non credere a tutte queste ideologie e promesse dei politici, non immischiarsi nella guerra, nella violenza, in nome del bene. Devono pensare solo a come far crescere l’amore, la compassione e i sentimenti, è questa la vera felicità. E anche aiutare il prossimo, non solo materialmente; il bene materiale dura poco. Bisogna insegnare ad amare, ad essere pazienti e misericordiosi, allora tutta la Terra sarà felice e i demoni smetteranno di tormentare le persone. Dove c’è violenza e guerra, lì c’è il male, Satana.
- Sì, è così, - disse Hans, - con la violenza non si risolve nulla. Nessuno a mai neanche pensato di far saltare Stalin, Mao Tse Tung o Kim Il-sung perché erano saldi al comando. Si può far saltare solo un governatore buono e democratico. Quanti attacchi hanno fatto a Hitler? E niente … E il vostro zar Nicola II quando ha capito che il popolo era in rivolta ha abdicato da solo, come farebbe una brava persona e un bravo governatore.
- E perché Dio ha permesso tanto male? – chiese Yan.
-Ha voluto fare alla gente un’iniezione contro il male, perché le persone non seguissero mai più queste idee, non credessero che Stalin è il loro padre, che Hitler fa del bene ai tedeschi, perché non aiutino più nessuno a propagandare simili idee e a fare del male. Certo, non è stato facile, ma ai nipoti la lezione è servita o almeno sanno a cosa vanno in contro. Speriamo di incarnarci in persone giuste io e Hans.
- Sì, è così, - disse Hans, - con la violenza non si risolve nulla. Nessuno a mai neanche pensato di scalzare dal potere Stalin, Mao Tse Tung o Kim Il-sung perché erano saldi al comando. Si può eliminare solo un governante  buono e democratico. Quanti attacchi hanno fatto a Hitler? E niente … E il vostro zar Nicola II, quando ha capito che il popolo era in rivolta,ha abdicato da solo, come farebbe una brava persona e un capo illuminato.
- E perché Dio ha permesso tanto male? – chiese Yan.
-Ha voluto vaccinare l'uomo contro il male, in modo che nessuno seguisse mai più queste idee, non credesse che Stalin è un padre, che Hitler è un benefattore per i tedeschi, perché nessuno aiuti più  a propagandare simili idee e a perseguire il male. Certo, non è stato facile, ma ai discendenti la lezione è servita ; almeno adesso sanno a cosa andranno incontro. Speriamo di incarnarci in persone giuste io e Hans.
- Sì, sì, - confermò Hans – insegneremo ad amare e daremo alle persone il buon esempio.
- Io invece, - disse la nonna, - ero a Leningrado e anche lì Stalin ha compiuto degli scempi. Si sarebbero potuti arrendere, avremmo solamente avuto una città occupata in più, come Kiev o Odessa. Il regime nazista non era peggio di quello di Stalin. Tutto era nascosto dietro all’idea di sviluppo, una di quelle che servono ai demoni per propagare il male.
Aggiunta:
Dietro al nazionalismo, alla religione e alla lotta per la giustizia si nascondono astio e violenza;queste non fanno 
 altro che aumentare la sofferenza. Da qui noi vediamo tutto come se l’avessimo sotto il naso.
- Yan si ricordò la canzone di Talkov “Satana è stanco di ballare”, proprio in tema.
- Adesso è tutto finito? – chiese Yan.
-Ma cosa dici, nipotino?! – rispose la nonna. – Per tutta la Terra i demoni si sono divisi in fazioni e continuano a fomentare la guerra, il terrorismo e la devastazione. Questo è e continuerà ad essere.

***

Un giorno, dopo un bellissimo rapporto sessuale, Sapfira cominciò a ballare una danza erotica in abiti succinti, come quelli dei quadri di Valegio. Yan immaginava petali e boccioli di rosa cadere dal cielo, e subito apparvero. Suonava una musica magica, frutto dell'immaginazione di Sapfira. Tutt’attorno fiori di ogni genere e palme. Da lontano si sentiva il rumore del mare. Dopo la danza, Sapfira si avvicinò a Yan e lo abbracciò, guardandolo fisso negli occhi.
-Tesoro, devo dirti una cosa molto importante, - disse lei.
-Ti ascolto, amore mio, - rispose Yan guardandola con dolcezza e accarezzandola.
-Io so qui da molto tempo ed è arrivata la mia ora di tornare sulla Terra. Dovrò morire qui per reincarnarmi in un corpo nuovo. La morte sulla Terra non è niente, è solo un passaggio dalla vita difficile all’Eden, il paradiso di Adamo ed Eva. Ma la morte qui, la seconda morte cioè la reincarnazione, è una morte vera e proprio: la persona non tornerà mai più. Non mi ricorderò di essere stata qui, mi scorderò di te, amore, e della mia vita passata. Sarò una persona nuova con un diverso destino. Lascerò qui la mia memoria e questa Sapfira non esisterà mai più. Certamente io percepirò me stessa, il mio ritorno, manterrò tratti del mio carattere, la mia passione per la musica ad esempio …
Yan shoccato ascoltava e chiese:
-Ma perché? Stiamo così bene! Rimani.
-Questo è il volere di Dio. Cosa posso farci? Non possiamo contrastarlo. Dio vuole che noi cresciamo, ci sviluppiamo, ci avviciniamo a lui, alla beatificazione, e poi ci rimanda sulla Terra ad imparare nuove lezioni.
Yan si mise le mani nei capelli e si voltò. Poi alzò il pugno al cielo e gridò:
-Io ti maledico, Dio! Mandi solo sofferenze, ti prendi gioco di noi! Non voglio essere un pagliaccio nel tuo spettacolo per farti divertire! Non voglio che i miei sentimenti diventino il tuo cibo! Non intendo essere una marionetta a cui fai provare quello che vuoi! Non ti ho chiesto io di crearmi!
-Basta, - cercò di calmarlo Sapfira abbracciandolo.
Yan scoppiò a piangere.
-Ma io non voglio! Voglio morire e reincarnarmi con te, per rimanere insieme!
-Purtroppo qui non è possibile morire prima del tempo. Io sono qui già da molto mentre il tuo tempo non è ancora arrivato. Anche se ci reincarnassimo assieme, non c’è garanzia che ci troveremmo nello stesso posto, ci incontreremmo e ameremmo di nuovo. Non è dato sapere dove ci manderà Dio e quali lezioni vorrà impartirci. Accettalo come un’altra sua lezione. Non essere triste, nulla è per sempre, tutto ha una fine.
Cerca di vivere nel presente, di quello che hai, e non rimanere legato al passato. Io andrò a conoscere il bene e il male, come Eva, scendendo dall’Eden alla Terra. Ogni giorno prego Dio di poter incontravi Bhagavana Kalki e diventare sua accolita, poiché è l’incarnazione di Buddha Maitreya. Io sento che Dio ha ascoltato le mie preghiere. Allora sarò felice di reincarnarmi.
Yan non riuscì a trattenersi e, con le mani nuovamente nei capelli, alzò il pugno al cielo e gridò:
-Perché hai creato un mondo così ingiusto, pieno di dolore e tormento? Pieno di male?! Ti maledico! – urlava piangendo.
-Calmati, Yan, - lo abbracciò Sapfira. – Io sono ancora qui. Non è successo ancora nulla. Non preoccuparti, rimarrò qui ancora per un po’ e riuscirai ad abituarti al pensiero. Qui conosciamo l’ora della reincarnazione, non come sulla Terra - Si strinse al suo petto e scoppiò a piangere.
-Non devi maledire Dio, Non vedi forse il bene che ha fatto per te? In che mondo bellissimo vivi ora? Tu puoi diventare angelo, diventare Dio stesso. Lui ti ha mandato me e l’hai dato per scontato senza nemmeno ringraziare. Ti sei goduto la vita in questo Eden senza pensare che Dio l’ha creato per te. E adesso lo maledici.
-Ma perché devi morire? È così bello, noi ci amiamo!
-Sfortunatamente i nostri corpi sottili non sono così longevi come quelli fisici. Anche se vivono di più che sulla Terra, arriva il momento in cui si disintegrano. Le persone che fanno yoga e si evolvono spiritualmente, ad esempio, hanno un corpo più longevo. Le persone che hanno condotto una vita disordinata, hanno un corpo meno longevo. In vita noi non abbiamo fatto esercizio per rinforzare il nostro corpo. Non possediamo il livello spirituale adatto per vivere nel mondo degli angeli e quindi ritorniamo sulla Terra. Tutto è mortale. Anche Dio ogni tanto muore e poi risorge. La morte ci serve per aggiornare la nostra percezione, perché noi possiamo guardare la vita con occhi nuovi, percepire tutto senza il vecchio metro di giudizio; senza tutto ciò non ci potrebbe essere vita vera. Poi tutte le cose hanno due lati, così è fatto il mondo, ha due facce: esiste il caldo e quindi anche il freddo, c’è l’amaro e quindi il dolce, c’è l’altro e di conseguenza il basso. Se c’è l’incontro vuol dire che c’è anche l’addio. La vita e la morte, senza l’uno non c’è l’altro. Sono due facce della stessa cosa, dello stesso fenomeno e sono inseparabili e si susseguono: il giorno e la notte, la vita e la morte, io e te: senza l’uno non c’è l’altro. In ogni parte del creato, anche per gli angeli vale questo. Solo in Dio non esiste questa ambivalenza.
Tu dai troppa importanza a questo momento. Adesso non vedi la vita nella sua interezza. Se lo capissi e accettassi, non soffriresti. Il tuo modo di pensare ti fa soffrire. Ma la vita è più ampia di questo attimo. Ci sono già stata mille situazioni in cui hai acquisito o perso qualcosa, hai sofferto e poi te ne sei fatto una ragione. Non lo sai ancora ma è successo un sacco di volte. Guardiamo le tue vite passate, te ne renderai conto. Il problema non è nel mondo ma in te stesso. Tu non sei perfetto e per questo soffri.
Sapfira lo prese per mano e si diressero negli annali akashici per osservare le sue vite precedenti.
Ecco il guerriero in una città saccheggiata: hanno ucciso sua moglie e i suoi figli, lui è ferito gravemente ma sopravvive, soffre molto e a lungo ma poi torna in sé e si crea una nuova famiglia.
Ecco il mercante, con la fidanzata guida la carovana di cammelli in mezzo al deserto, ma viene attaccato dai predoni che gli portano via tutto, anche la fidanzata. Lui si salva per miracolo ma vaga per il deserto in cerca della morte. Lo salvano delle persone buone e si calma: torna a fare il mercante in una città lì vicino e dimentica tutto, trovando un nuovo amore e iniziando una nuova vita.
Ecco il giullare di corte a palazzo che si innamora di una damigella e viene cacciato dal palazzo. Vorrebbe morire ma il tempo passa, lui si calma e diventa pagliaccio in una banda di musicanti, poi attore e trova una nuova dama.
E cosi per mille volte. Il bambino soffre per la perdita del giocattolo preferito, perché il gatto ha mangiato l’adorato pappagallino.
Ogni volta l'essere umano dà la colpa al mondo, a Dio e agli uomini non vedendo che non è colpa loro ma sua, del suo mondo interiore, di quello con cui viene a contatto, dei suoi sogni e delle incomprensioni, del fatto che tutto è temporaneo e che tutto ha due facce.
Yan capì che i sentimenti non possono esistere senza un oggetto, cercano qualcosa per cui accendersi, ma se nella vita non succede nulla, diventano deboli, si spengono e cercano un nuovo oggetto. Solo in rari casi si mantengono forti, di solito nelle madri e in alcune donne, ma in generale ogni persona ha una sua forza e una propria durata dei sentimenti. Yan si sorprese del fatto che anche nel cammino spirituale le persone non siano costanti nei loro sentimenti e che, mentre percorre il cammino verso Dio, i sentimenti possono cambiare e rivolgersi verso qualcos’altro.
Il ragazzo rimane molto sorpreso quando vide la sua confessione prima di morire in una delle sue vite precedenti, durante la quale aveva incontrato Cristo, per poi lasciarlo. Era sul letto di morte e diceva al monaco:
- … e noi stavamo andando con il Signore, ed incontrai la tentazione del peccato, e gli dissi: “Posso, ancora una volta, l’ultima, commettere peccato? Solo per poco, poi continueremo il nostro cammino insieme!...”
- Il Signore mi lasciò andare, - continuava a raccontare, piangendo. – Peccai. Ma quando tornai indietro il Signore non c’era più! Non era con me! E sono passati già 20 anni. Ho perso tutto, tutto quello che possedevo! E adesso sto morendo. Questa morte me la sono guadagnata con la mia debolezza, perché mi sono lasciato tentare dal diavolo! – piangeva.
-Come mai? – si chiese Yan. – Sentimenti così forti da sembrare eterni, all’improvviso finiscono.
-Niente è infinito, caro, - raccontava Sapfira. – la vita segue il suo corso, accetta con amore e comprensione tutto quello che ti dà il Signore, come lezione per la tua crescita spirituale. Ma per le questioni importanti dobbiamo affidarci alle nostre scelte, rafforzandole, in modo che siano più durature. Bisogna accrescere la comprensione e  perseguirla, e non impuntarsi come bambini: voglio – non voglio, lo faccio – non lo faccio.
Una volta, Yan stava riposando presso una bellissima cascata che si formava dall'acqua di un lago montano, precipitando da alte rocce. Tutto attorno strani massi e pietre. Più in là alberi coperti di liane, e uccelli colorati dal cinguettio rilassante che si libravano in volo. Arrivò Sapfira assieme a due sue amiche bellissime.
- Reiya, - si presentò civettuola una delle ragazze.
-Io sono Bhagovati, - pronunciò seria l’altra.
Yan  diede loro il benvenuto e si sedettero vicino a lui.
Le amiche di Sapfira erano bellissime quanto lei, lo fissavano,  si aggiustavano graziosamente le vesti e si toccavano i capelli per mettersi in mostra.
- Siamo venute, - disse Sapfira, - per fare sesso tutti assieme, in modo che tu non ti fissi su di me ma possa vedere il mondo in maniera più ampia, apprezzare tutti i doni del Signore. Cerca di non pensare solo a me, regala la stessa attenzione a tutte e tre.
Le ragazze si alzarono ed cominciarono a girargli attorno danzando. A turno creavano una musica meravigliosa e lo accarezzavano.
Yan all’inizio non sapeva come reagire, come comportarsi in una tale situazione,  poi capì che Sapfira voleva aiutarlo, prepararlo alla sua dipartita e gliene fu grato. Allora entrò nel gioco e iniziò ad accarezzare le ragazze una alla volta.
Ed ecco che le ragazze si inginocchiarono attorno a lui ed iniziarono ad abbracciarlo e così si fusero in un unico atto d’amore. Yan si dissolse letteralmente in questo mare di energia femminile che lo portò alla piena beatitudine. Lui sentiva tutto e tutti nello stesso momento. Era una sensazione straordinaria: sentire sé stesso con quattro corpi. Il ragazzo provava tutto quello che provavano loro.
Dopo il fantastico sesso a quattro, rimasero sdraiati in un campo pieno di fiori a guardare le nuvole, in uno stato di euforia comune. Yan sentiva l’energia delle ragazze diretta a  lui e sentiva un legame con loro. Capì di essere egoista e pensare solo a sé stesso, al suo bene, ma Dio gli stava impartendo una lezione: con il suicidio aveva dato dolore ai suoi parenti e ai suoi cari. Al tempo lui non si era preoccupato di questo, pensava solo a sé, come poco prima. Ma ora Dio gli aveva permesso di vedere tutto da un altro punto di vista. Cominciò a pensare di vivere una vita inutile,senza scopo né significato. L’amarezza lo pervase e nella sua anima fiorì una preghiera:


Il Creatore mi ama tanto e mi perdona tutto,
E io mi muovo così lentamente verso di lui
Mi aggrappo alle mie fantasie e desideri,
E ne guadagno solamente sofferenza.
Come un allievo stupido senza senso né obiettivo,
Vago non sapendo cosa sono veramente.
Quanto deve soffrire il Creatore,
Amando uno stupido vigliacco.
Il Creatore mi ama tanto e mi perdona tutto,
E io mi muovo così lentamente verso di lui
Mi aggrappo alle mie fantasie e desideri,
E ne guadagno solamente sofferenza.
Quante forze sprecate, quanti patimenti,
Per quanto tempo dovrò pagare questo debito,
Quant’è grande e forte la fede del Creatore,
Che da ad un inetto può dare un senso!

Yan si ricordò di quello che gli aveva detto l’angelo e decise di vivere per gli altri, per aiutarli e dedicare la sua vita a servire Dio. Le ragazze sentirono i suoi pensieri e se ne rallegrarono.
-Abbiamo pregato tanto perché Dio ti desse un senso, - disse Reiya.
-C’è un modo per aiutare le persone, - affermò Bhagovati. – Possiamo aiutarle a tener testa alle creature oscure che le vogliono divorare e le rendono infelici, aiutarle a liberarsi delle larve, dagli spiriti maligni del piano sottile che come parassiti si attaccano a loro. Se una persona è predisposta a provare uno stato d'animo, allora  questi mostri le si attaccano e iniziano a nutrirsi della sua energia, portandola a rinnovare quei pensieri che la provocano e a produrre quindi energia per loro. Alcuni si nutrono di paura, altri di rabbia, altri ancora di avarizia. Alcuni si nutrono di tristezza, di gelosia, o invidia e portano l’uomo alla psicosi. Questo causa tutti le tragedie. E se la persona non decide di smetterla di vivere in questa negatività, se non fa pratica spirituale, allora è impossibile aiutarla. Quindi noi possiamo lavorare solo se la persona stessa lo desidera e se chiede aiuto a qualche mago terrestre, dato che l’uomo non può sentirci e noi possiamo parlargli e aiutarlo solo attraverso un tramite.
Sapfira decise di rimanere in disparte in modo che le amiche potessero fare amicizia con Yan ma seguiva soddisfatta la loro conversazione. Poi disse:
-Io conosco questi maghi. Sono gli allievi di Kalki, insegnano alle persone il SAMPO aiutandoli a risolvere tutti i loro problemi. Andiamo da uno di loro, Kubera. È un guerriero astrale, un Buagir. Aiuta le persone a liberarsi dalle larve e iniziare una vita felice.
Gli amici arrivarono nella scuola di Avatar. Kubera stava meditando quando arrivò Nandi e gli disse che era arrivata una donna in cerca di aiuto. Yan e le amiche seguivano la scena. Entrò la ragazza, giovane e bella ma molto infelice, distrutta dal dolore. Sul suo viso c’era un orrendo ragno che le provocava depressione e pessimismo, mangiava suo cervello nutrendosi della sua sofferenza.
Distrutta, entrò nella sala.
-Come ti chiami? Cosa è successo? – chiese con grande bontà e compassione l’allievo di Kalki Kubera, già consapevole del problema.
-Sono Olga. Mio marito alcolista mi picchia in continuazione, spende tutto in alcol, non abbiamo più soldi per dare da mangiare ai bambini e mi hanno licenziata da poco, mi sento male, molto male, sono ammalata e sto sempre da schifo, - e si mise a piangere.
Kubera la abbracciò e disse:
-Posso aiutarti facilmente, andrà tutto bene.
Con la sua vista spirituale focalizzò la situazione e comprese il da farsi:
- Tu dovrai cambiare completamente la tua vita e il tuo modo di pensare.  Se sei d’accordo, nei prossimi giorni la tua vita migliorerà molto.
-  Cosa devo fare? – chiese Olga ancora piangendo.
-A causa della depressione attiri persone come tuo marito alcolista e altre sciagure. Se sei pronta ad essere felice ti aiuterò. Devi lasciare tuo marito, portare i bambini temporaneamente dalla nonna ed iniziare a frequentare i corsi femminili, diventare bella, solare, interessante, di successo e attiva. Allora vedrai che i guai finiranno e raggiungerai quello che sognavi da piccola.
Il ragno, comprendendo quello che stava succedendo, produsse la sua azione nefasta su Olga ,facendola ricadere nel pessimismo. La ragazza iniziò a pensare che non ce l’avrebbe fatta, che avrebbe dovuto farsene una ragione e morire lentamente, rinunciando all’aiuto.
-Toglietele il ragno! – urlò Reiya – lo distruggeremo!
In quattro gli amici si impegnarono a staccarlo e riuscirono a fatica nell’impresa. Materializzarono delle spade astrali e iniziarono a farlo a pezzi.
-Bisogna dare un colpo Sans e spezzare i legami.
Iniziarono a fare la kata, ma Olga era debole e non credeva in sé stessa.
-Così non otterrai nulla, - pensò Yan e con la spada iniziò ad amputare i tentacoli di energia che il marito aveva avvinghiato attorno al corpo della donna. I tentacoli, come metastasi di un cancro, distruggevano il suo corpo sottile. La sua energia smise di fluire verso il marito e subito comparvero forza e determinazione.
Vedendo che la donna si sentiva meglio, Kubera la portò da Mahapadnme, che la fece diventare una dea. Ed ecco che già dopo alcuni giorni Olga era irriconoscibile: i suoi pensieri e il suo aspetto erano mutati completamente e si guardava allo specchio stupita, sentendo in sé la forza necessaria ad attirare qualunque fortuna. Non pensava di poter essere così bella.
-Ma non è tutto così facile, - disse Bhagovati. – La donna non è ancora abituata ad essere felice. Non appena se ne andrà dal controllo della scuola i cattivi pensieri potrebbero tornare e l’ennesimo ragno potrebbe aggredirla. Il marito potrebbe riportarla a sé. Dovremo tenerla sott’occhio per evitare che quei bastardi tornino.
- Adesso conserva questa nuova e bellissima condizione, - le disse Mahapadma, - così avrai molto successo.
Convinta, Olga andò a casa per recuperare le sue cose e i bambini. I ragazzi la seguirono.
Arrivarono dal marito di Olga , completamente divorato dagli esseri (larve).
-Potremmo aiutare anche lui, - disse Reiya, - ma lui non vuole. E anche se si sentisse temporaneamente meglio, senza esercizi nella scuola spirituale e senza cambiamenti nel modo di pensare non servirebbe a niente.
Le larve sono molto potenti e non possiamo ucciderle tutte. Solo l’uomo, cambiando la sua condizione, può smettere di essere una loro vittima.
-Ma da dove vengono tutti questi esseri, a cosa servono?
- Ce ne sono così tanti perche le persone non sanno come combatterli. Non hanno una cultura dello spirito e sono facili prede per la negatività. Oggi abbondano le religioni menzognere che non possono dare nulla all’uomo e quelli come Kalki sono in prigione, vengono ritenuti capi di una setta e si cerca di fermarli.
A casa l’ubriacone era infuriato. I bambini spaventati si erano nascosti sul balcone ma c’era freddo e umido.
-A, sei arrivata, puttana? –così salutò Olga.
-Corri a comprarmi della birra, - le ordinò reggendosi in piedi a stento.
-Basta! Io voglio il divorzio e i bambini. – gli disse Olga.
- Tu non fai proprio niente, io ti distruggo, - gridò il marito rompendo la bottiglia contro lo spigolo del tavolo. Voleva sfigurarla. Olga si nascose in bagno e lui iniziò a colpire la porta con la bottiglia, bestemmiando.
Gli amici videro che sulla testa l’uomo aveva un orrendo gnomo cattivo che gli provocava attacchi di ira e aggressività incontrollabile. Il suo corpo era come coperto da piccoli vermi.
-Staccate lo gnomo! – urlò Yan.
 Si scagliarono insieme sullo gnomo, lo staccarono a fatica e lo fecero a pezzi con le spade.
-Togliamoli l’energia! – disse Bhagovati.
Cominciarono a rubargli l’energia. Lui rimase senza forze, cadde e si addormentò! Olga poté così uscire, prendere i bambini e le sue cose, e andarsene.
Usciti gli amici, il marito rinvenne e, al posto dello gnomo, aveva un enorme scorpione che lo incitava all’aggressività. L’uomo prese l’ascia e iniziò a distruggere i mobili.
-Dovremo continuare a controllarla, - decisero gli amici, - le basta cambiare umore per attirare nuovamente un altro ragno disgustoso
Yan per la prima volta dopo la morte si sentiva stanco.
-Come mai? – chiese lui.
-Per noi trovarsi vicino alla terra è sempre faticoso. Non possediamo né il corpo etereo né quello vitale con cui agiscono qui gli spiriti terrestri: come le fate o gli spiriti della casa. Per questo motivo qui facciamo fatica a muoverci, così come fare tutto il resto sulla Terra. È un mondo difficile, pesante, il mondo delle prove; si trova molto vicino all’inferno dove hanno origine queste difficoltà, soprattutto ora, nel secolo della mancanza di spiritualità. Solo un alto livello spirituale e il legame con i grigori possono salvare dalle larve e dagli altri spiriti maligni. Ma gli uomini non ci pensano e si lasciano andare alla negatività che distrugge la loro vita e la loro salute, si scusano di continuo e si lasciano imbambolare dai demoni con le loro menzogne, le guerre, la violenza e la vendetta, le offese, l’invidia e altri tipi di inganno che generano paura, dolore e pessimismo.
Intanto Olga era arrivata dai suoi genitori per lasciare lì i bambini e poter così iniziare una nuova vita.
Sentendo che aveva intenzione di separarsi, iniziarono ad attaccarla:
- Perché ti sei scoperta? Cos’è quel trucco da puttana?! – urlava la madre. – Non ti sta bene, e hai un marito! Sì che è cattivo, ma è il tuo! A chi servi con i bambini? Nessuno ti guarda, - lanciava le sue frecciate di energia negativa. Intanto erano apparse larve e pulci, tarantole e altri insetti che volavano in direzione di Olga, - attirate dai sentimenti della madre.
- E il tuo lavoro di donna delle pulizie, va bene! Non sai fare altro intanto! Non ce la farai! Abbiamo sempre vissuto in povertà, ma siamo persone oneste!
- Perché ci hai portato i bambini? – rispose il padre. – hanno bisogno di un papà, di un esempio paterno! E tu vuoi divorziare! Non ci provare nemmeno! Portali a casa e educali da sola! Chi ti da questi consigli?! Noi siamo i tuoi genitori, ti vogliamo bene e non ti diamo consigli sbagliati!
Olga non riusciva a fronteggiare questi attacchi energetici. I genitori le avevano mandato un intero branco di larve. Si sentì di nuovo male, afflitta, ma per fortuna trovò la forza per andarsene in lacrime sbattendo la porta e interrompendo la scenata. Era giù di morale e passeggiò a lungo sotto la pioggia senza neanche cercare di ripararsi. Nella sua anima c’era una guerra: ascoltare i genitori oppure iniziare una vita nuova e felice, una lotta tra luce e ombra, vecchio e nuovo, vita di sofferenza e cammino verso la felicità. Piangeva perché non c'era nessuno ad sostenerla, solo persone che volevano darle ordini.
Gli amici andarono immediatamente ad aiutarla eliminando dai genitori i mostri e sciogliendo i legami sans con loro che le trasmettevano debolezza e pensieri infelici.
-Adesso può salvarla solo la scuola Avatar, - disse Reiya.
-Preghiamo per lei, - propose Yan, - perché si diriga là.
Gli amici pregarono perché Dio le indicasse la strada per arrivare da Kalki, dove avrebbe potuto ricevere aiuto; mandavano al suo cuore raggi di luce per rischiarire i suoi sentimenti. Lei si sentì meglio per qualche tempo e alla fine prese la decisione: vivere una vita nuova e felice. Olga andò alla scuola per essere aiutata a raggiungere il suo destino felice. La accolsero come fosse una di loro. Kubera la abbracciò, Mahapadma e Inna le si presentarono.
-Che bello che t sia tornata da noi, - disse Nandi.
-Hai vinto questa battaglia, - le disse Mahapadma comprendendo subito cosa avesse passato la ragazza. – Ma non puoi rilassarti, le forze del male non dormono mai.
Olga raccontò l’accaduto.
-Non temere, - aggiunse Kubera. – Ma ricorda: in questa vita c’è ancora tanto per cui dovrai lottare. L’importante è riuscire a connettersi ad una fonte di forza, di energia positiva che ti renderà felice e fortunata. Non appena entrerai in contatto con l’energia della scuola, riceverai una difesa immediata; i tuoi pensieri si riempiranno di forza positiva che ti aiuterà a raggiungere ciò che vuoi nella vita. Però i pensieri positivi non bastano, c’è bisogno di fissarli con le emozioni e di entrare in contatto con i grigori.
Kubera le insegnò i kata della meditazione mostrandole il ritratto di Kalki:
-Concentrati su di lui con fede, speranza e dedizione e potrai sintonizzarti con la Forza, entrerai sotto la protezione del grigore.
Olga si concentrò, sentendo nell’immagine di Kalki qualcosa di vicino e rassicurante. Sulle sue guance scorsero copiose le lacrime. Un raggio di amore e luce si innalzò dal cuore di Olga verso un’enorme nuvola di energia cosmica, verso il grigore Rigden Djapo, da cui scese un’intera cascata di amore, benevolenza e forza luminosa che riempirono d'amore l’anima della ragazza.
Mahapadma la fece tornare una regina, una dea e le spiegò come trovare un partner alla sua altezza per sostituire il marito alcolista con uno nuovo, spiritualmente grande:
-In queste condizioni riuscirai a fare tutto, non aver paura e buttati!
-L’importante è concentrarsi sulla fonte luminosa di energia, - disse Kubera a Olga. – Il successo o l’insuccesso dipendono dalla tua condizione energetica, dalla tua forza personale. Tieniti lontana da chi vuole farti entrare nella sua negatività. Proprio da loro dipendono tutti i tuoi guai, tutte le tue sfortune. Dopo aver parlato con loro, esegui i kata del SAMPO e purificati dall’energia contaminata e dai legami sans pericolosi. Adesso esci di qui e dedicati a ciò per cui serve fortuna.
Olga non riusciva a credere al cambiamento che aveva fatto. Sembrava regale, forte, convinta ed era piena di felicità e armonia.
-Questa sì che è una dea! – si complimentò Inna. – Stanotte vieni a dormire da me, puoi stare da me, - propose ad Olga, - per stare lontana dalle tenebre che distruggerebbero la tua condizione di pace.

Olga riuscì subito ad ottenere il lavoro prestigioso che sognava da tanto. Tutti gli uomini attorno a lei la notavano e molti le facevano la corte vedendo la sua condizione di luminosità. Ma lei non li guardava neanche. Sapeva che nella vita meritava il meglio.


Questo libro ti ha lasciato con delle domande?
Vuoi saperne di più?
Scarica la continuazione del libro più scandaloso e proibito

SUPERNOVITÀ!
I protagonisti del libro tengono seminari e webinari proprio adesso!
Non perdere la possibilità di assistere ad eventi incredibili!
Guarda il calendario sul sito www.sansaway.com



No comments:

Post a Comment