IL MISTERI DELLA MORTE
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portato il protagonista al suicidio?
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del libro più
scandaloso e proibito
Tutto viola per le percosse subite, Yan riuscì a malapena
a trascinarsi fino a casa. Nonostante l’avessero torturato a lungo, lui non
rilasciò false testimonianze e gli sbirri furono costretti a rilasciarlo.
“Ecco, questo è il mondo, - pensò Yan indignato, - non c’è nessuna giustizia,
solo menzogna e violenza! Non ci credo in questa merdocrazia, è tutto un
inganno! Anche Osho è stato messo dentro e cacciato dalla libera America perché
professava la verità, liberava le persone dalla menzogna. L’hanno avvelenato in
cella ed è morto. Adesso vogliono mettere dentro Kalki per lo stesso motivo.
Presto moriranno tutti durante l’Armageddon. Sono stufo di vivere qui …”.
Yan comprò della vodka e, ancora nel negozio, la aprì e
la scolò tutta d’un fiato.
“Non ho nulla da fare in questo mondo di merda. Posso
aspettare la fine del mondo, la terza guerra mondiale o i meteoriti? I
ghiacciai si sciolgono, i delfini si arenano sulle spiagge; neanche loro
vogliono vivere in questa merda. Basta, non ne posso più!”
Ubriaco si trascinò fino a casa dove non c’era nessuno.
Fece partire una canzone di Mahamudra e iniziò a preparare il suicidio.
Sin dalla nascita ho sognato di raggiungere la sacra
dimora
Libera, come un uccello, volare verso il cielo.
Adesso mi invidia il più preciso dei tiratori.
Adesso con la velocità del pensiero trafiggo il cielo.
Finite son le liti, le speranze, le stranezze e le paure.
Tutto è ormai ingenuo e divertente, come i sogni da
bambino.
Adesso tutto è cristallino e io sono come un uccello.
Adesso sono libera. Sulla terrà c’è solo la libertà della
galera.
Non avevo più forze per sopportare questa vita.
È scoccata la mia ultima ma solenne ora.
Ed ecco che preghi per me sulla mia tomba,
Ed io, nei cieli, vi canto serenate.
Io vi perdono tutto e voi perdonata me.
Io come d’incanto volo verso i miei dei.
Per l’ultimo viaggio preparate le mie ceneri.
La mia anima è già in cielo.
Sinfonia da funerale,
La mia vita è stata solo un lungo sogno.
Sinfonia
da funerale,
Buongiorno
stelle, tetto paterno.
Continuando ad ascoltare la sua musica preferita, Yan
aprì la dispensa, prese una corda e preparò
un cappio.
“Adesso basta!” – decise. – Sono stufo!”.
Fissò la corda, salì su una sedia, infilò la testa
all’interno del cappio e con un calcio fece cadere la sedia che lo sosteneva.
Il cappio si strinse forte attorno al collo, Yan rimase senz’aria. Provava una
sensazione orrenda e grande sofferenza senza poter respirare. Agitando gambe e
braccia, il ragazzo sembrava danzare attaccato al cappio. Il martirio sembrava
dovesse durare in eterno.
All’improvviso sentì un ronzio e gli sembrava di
scivolare come in un tubo, poi percepì la leggerezza e la libertà …
e si ritrovò di nuovo in camera sua.
“Maledizione! – bestemmiò. – Anche questa volta non sono
crepato! Come mai sono vivo?”.
Poi si voltò e vide il cadavere appeso alla corda.
“Eccomi, sono io! Mi sono impiccato! Ma perché sono qui
vicino al mio cadavere? Probabilmente sono nel piano sottile … Vuoi dire che la
morte non esiste?! – pensò in un attimo di terrore. – Speravo così tanto di aver
messo fine a tutto. E invece sono immortale. E cos’è questo corpo in cui mi
trovo? È strano. Non provo le solite sensazioni di pesantezza e impaccio”.
Si diede un pizzicotto sulla pelle. Il corpo pareva fatto
di lattice e si poteva estendere in tutte le direzioni. Iniziò a piegarsi e
scoprì di potersi piegare come gli pareva. Allungò un braccio e il braccio
diventò più lungo.
“Interessante”, -pensò. Il suo corpo intero era un organo
di senso. Poteva leggere con la mano: passò il palmo su un libro che giaceva
sul tavolo e poté leggere cosa c’era scritto, anche non voltando pagina vide
quella successiva. Guardando la tazza di caffè sul tavolo ne sentì il sapore.
Provò a prendere il libro in mano ma la mano lo attraversò. Tutto il suo corpo
passava attraverso le cose. Provava a camminare ma non poteva perché le sue
gambe affondavano nel pavimento. Pensò di avvicinarsi alla finestra e,
all’improvviso, vi si ritrovò di fianco. Facendo qualche esperimento, Yan capì
che il corpo si muoveva a seconda della sua volontà: si materializzava là, dove
voleva andare. Queste nuove sensazioni lo presero così tanto, che si dimenticò
di voler morire. Questa nuova realtà lo faceva stare bene e sentire libero come
non mai.
Non si accorse neanche che si era fatta sera. Alla porta iniziarono a
bussare. Attraverso la porta il ragazzo vide che i suoi genitori erano venuti a
chiamarlo. Lui rispose che stava bene, ma nessuno sentì la sua risposta. I
genitori forzarono la porta, entrarono e alla vista del cadavere la madre
iniziò a disperarsi mentre il padre si precipitò a liberare il corpo senza
vita.
-Mamma, papà, sono qui! – provava in tutti i modi a
toccarli per attirare la loro attenzione. Ma nessuno poteva né vederlo né
sentirlo. Alla fine realizzò che era tutto inutile e si mise a seguire i
genitori che correvano per l’appartamento. Arrivarono poi dei coleotteri e
lumaconi grandi come la testa di un bambino che si attaccarono ai genitori
succhiando una strana sostanza.
“Probabilmente si nutrono delle loro emozioni, della loro
sofferenza”, - pensò Yan prima di iniziare a scacciarli. Gli insetti si
spaventarono ma subito dopo tornarono a tormentare i suoi genitori. In quel
momento il ragazzo iniziò a provare dispiacere e ansia sempre più acuti. Capì
subito che quelle erano le emozioni dei suoi genitori, dei parenti che la madre
aveva avvertito per telefono e di Inna, che era già arrivata e abbracciava il
cadavere piangendo.
-Sono qui, sono vivo! Perché date tutte queste attenzioni
a quel corpo inanimato?! Non sono io! – urlava invano.
Si accorse però di riuscire a leggere i pensieri,
soprattutto quelli che lo riguardano. Iniziò a percepire cosa pensavano i
parenti lontani che avevano saputo della sua morte e se ne dispiacevano. Inna
intanto era scappata di casa senza dire nulla e lui capì subito che si era
diretta da Kalki; interessato, decise di seguirla. Il ragazzo si accorse che in
camera sua c’era uno sciame di piccoli insetti simili a mosche. Poi capì che
erano pensieri.
Lungo la strada vide nuovamente come le persone venissero
mangiate da enormi coleotteri, lumaconi e meduse. Questi penetravano i corpi ed
obbligavano la gente a provare sensazioni negative, a fare brutti pensieri per
potersi nutrire della loro preoccupazione. Si accorse anche di poter vedere
attraverso le persone: molti erano neri all’interno. Solo Inna e più giovani
avevano un interno più chiaro.
“Probabilmente il nero è la malattia”, - pensò Yan.
Inna entrò di corsa nella sala dove Kalki si stava
esercitando con i suoi allievi. Si fermò di fronte a lui e scoppiò in un pianto
disperato. Kalki
capì subito e la abbracciò:
- Non ti preoccupare, - disse. – non è morto, è vivo e
sta benissimo, ed è al tuo fianco. Adesso si trova in un mondo migliore. Però
lui può sentire il tuo dolore e gli da il tormento.
Con un gesto il guru richiamò tutti gli allievi che,
circondandola, abbracciarono Inna trasmettendole tutto l’amore e la compassione
possibile. Kalki, come il sole, emanava luce che formava come un anello al
limite del quale c’era un arcobaleno. Sopra la sua testa ondeggiava un’aureola.
Anche i suoi allievi erano circondati da luce, non come le persone normali che
si muovevano come avvolti da una nuvola grigia. Invece dei coleotteri, nella
sala c’erano sfere di luce fluttuanti che con i loro raggi trasmettevano positività
ai presenti.
-Preghiamo tutti per Yan, accompagniamo con gioia la sua
anima in un mondo migliore, -disse Kalki.
Gli allievi iniziarono a pregare. Attorno ad ognuno di
loro si era creato un fascio di luce che andava dritto in cielo. Yan percepì
subito un sollievo nell’anima. Il ragazzo iniziò a nuotare in quel mare di
amore e bontà. Alla fine tutti gli augurarono il meglio.
Finita la lezione, tornarono i brutti pensieri dei
parenti. Yan si ricordò di loro e improvvisamente si ritrovò nel suo
appartamento. L’ansia svanì solo di notte, quando tutti si addormentarono. Il
ragazzo continuò a sperimentare il suo nuovo corpo: immaginandosi cane vi si
trasformava. Poi si immaginò rana e il suo corpo obbedì. Alla fine ritornò alle
sue sembianze umane, immaginò i vestiti e questi comparirono.
Tutti dormivano ma lui non ne aveva bisogno. Non si
stancava.
La sua salma venne trasportata al cimitero. Lui la seguì
interessato. Lungo la strada vide nuovamente le persone e i parenti divorati
dalle larve e dalle meduse, e ancora da vermi e serpenti. Iniziò a capire che
anche le sfortune e le disgrazie erano in qualche modo legate a questi esseri
che inoculano negatività e spingono le persone a gesti stupidi. Quando qualcuno
era arrabbiato, invidioso, nell’offendere o maledire era come se inviasse
queste bestie a divorare la vittima, come cani a cui è stato ordinato di
attaccare. Ma se la vittima era una persona positiva, queste bestie non
riuscivano a mangiarla e tornavano da chi le aveva mandate. Molto raramente,
Yan vide persone accompagnate da sfere luminose; secondo lui erano angeli o
spiriti benigni.
La sua bara venne calata nella tomba e poi ricoperta. Yan
scorse sulla sua tomba un’ombra bianca con le fattezze del suo volto.
“Cos’è, un fantasma?” – pensò.
Poi, guardando, vide sulle altre tombe le stesse ombre e
si ricordò di quando Inna gli aveva raccontato del doppio etereo.
“Forse è un corpo etereo”, - decise Yan.
Alcuni fantasmi erano luminosi, altri più fiochi e
volteggiavano sopra le tombe vecchie, probabilmente avendo perso luminosità per
la vecchiaia.
Anche Inna era presente al funerale. Si era già calmata e
nella sua testa pregava per lui. La madre e i parenti, invece, cantavano le sue
esequie in chiesa. Sopra il tempio Yan vide una nuvola bianca verso la quale si
dirigevano le preghiere delle persone e dalla quale, di tanto in tanto
scaturivano vortici di energia diretti a chi pregava.
“E questo? Sarà Dio?” – pensò Yan.
Ma dentro di sé sapeva che non era così. Dalla nuvola
partì una saetta che poi ritornò a colpire la nuvola.
“Cos’è?” – ripeté fra se e se volando verso la nuvola.
Vide una moschea sulla quale c’era un ‘altra nuvola. Le nuvole si scambiavano
le saette. Poi scorse altre nuvole, una sopra una ad una sinagoga, l’altra su
una casa di preghiera battista: “Sicuramente sono gli spiriti dei grigori che
combattono tra loro. Non sono certo Dio”.
Yan aveva già imparato a volare per muoversi da un posto
all’altro, bastava immaginare un posto o una persona e lui vi si ritrovava
accanto.
Una volta, pensando a Inna, si era ritrovato a delle
lezioni di astro-karate tenute da Kalki. Il guru stava appunto spiegando come
liberarsi dalle larve e purificare la propria anima dagli altri mostri grazie a
colpi energetici e come sciogliere i contatti sans con persone malvagie e
grigori. Yan si accorse che tutti erano collegati alle altre persone,
soprattutto parenti e nuvole-grigori, da piccoli cavi. Attraverso questi cavi
passavano scariche che controllavano la persona come una marionetta. L’uomo è
talmente aggrovigliato in questi cavi e attaccato dalle larve che di lui non
rimane più nulla. Fa, pensa, soffre non quello che vuole lui, ma quello che gli
è estraneo in cui si è perso.Una volta, mentre stava visitando il suo vecchio
istituto, Yan vide un suo nemico che faceva il gradasso con i suoi amichetti,
raccontando le umiliazioni inflittegli, che era gay e di come se lo fosse
fatto. Yan si infuriò tanto da volerlo uccidere. A quel punto si accorse di
essere stato accerchiato da nubi nere che lo rapirono.“E questo cos’è?” – pensò.
All’improvviso si ritrovò in un posto lugubre, pieno di esseri mostruosi che
ricordavano diavoli e bestie somiglianti a iene con le ali. Questi si
avventarono su di lui e iniziarono a divorarlo. Il ragazzo provava paura e
dolore fortissimi, che non fecero altro che eccitare questi esseri che
iniziarono a farlo a pezzi e trafiggerlo con spilli. Dalle loro fauci
fuoriusciva un fuoco che lo bruciava. Yan capì con orrore di essere finito
all’inferno e non aveva idea di come uscirne, sprofondando in un mare di
sofferenza inaudita. Il suo dolore incitava questi demoni a torturarlo in modi sempre diversi, anche
psicologicamente: gli apparivano visioni in cui Inna veniva violentata, lui
veniva picchiato dal suo nemico e deriso dalla gente. Yan affogava sempre più
in questa illusione non essendo consapevole che era opera dei diavoli.
Ma, finalmente, prese coscienza, si ricordò di Kalki e urlò con fede: “Mi
aiuti, salvatore! Mi aiuti! La prego!”.
Ed ecco che apparve lui, come una nuvola di luce che
subito scacciò gli esseri demoniaci.
- Guardami negli occhi, guardami, - disse Kalki.
Yan, come chi annega cerca un appiglio, si concentrò sul
viso del guru con piena fede e speranza.
-Calmati, ricordati dei bei paesaggi della natura, oppure
pensa al seminario, pensa positivo.
Yan percepì un senso di calma e di sollievo, come se si
fosse tolto un enorme peso dalle spalle.
-E adesso guardati attorno, - disse l’insegnante.
Il ragazzo si girò e vide un prato, un ruscello pacifico,
il sole e le nuvole di un tiepido tramonto. In lontananza brillavano le cupole
del tempio.
-Ecco, vedi, - iniziò il guru, - dove ti trovi nel piano
sottile dipende dal tuo stato d’animo: paradiso, inferno, presente o futuro;
qualsiasi posto sulla Terra o nei mondi paralleli dipende dalla tua volontà e
tu puoi spostarti semplicemente con la velocità del pensiero. Ma quello che
vedi qui è solo frutto della tua mente o di quella degli altri esseri. Prova a
sgranare gli occhi come quando guardavi l’aurea delle candele. Vedi: è solo un
campo energetico.
Yan acuì lo sguardo e vide solamente una luce sfumata. La
luce fluttuava, come un’onda, cambiando colore e forma.
-Cosa sta succedendo, il fiume e il tempio non sono
reali? – chiese Yan.
- Sono reali, così come l’inferno, ti saresti potuto fare
un bagno nel fiume o entrare nel tempio. Ma sono frutto dell’energia scaturita
dalla tua immaginazione, dal tuo stato d’animo, oppure dalla mente di altre
creature che ti obbligano a vedere ciò che loro si immaginano.
- Ma allora cosa esiste veramente, come si fa a vedere il
mondo così, come è davvero? – chiese Yan stupito.
- L’unica vera realtà è Dio. Ma raggiungerla non è
semplice. Non sei in grado di raggiungere lo stato in cui potresti anche solo
sfiorarlo. Se non fossi morto e avessi continuato a studiare nella nostra
scuola, ti avrei insegnato la meditazione per il raggiungimento del Samadhi,
l’unione con Dio. Ma nel piano sottile è tutto separato e gli insegnanti si
trovano ad un livello, mentre tutte le altre creature in altri a seconda del
loro stato d’animo. Si incontrano per poco tempo e a determinate condizioni.
Però posso portarti nel mio Samadhi, perché tu possa vedere anche solo per
qualche istante la vera realtà. E se ti impegnerai, allora nella tua prossima
vita incontrerai un destino diverso e potrai capire l’infinito. E adesso
guardami negli occhi e non ti distrarre.
Yan fissò gli occhi profondi come un abisso del guru ed
iniziò ad affondare nel suo sguardo.
All’improvviso vide una sfera bianca splendente dalla
quale si irradiavano raggi colorati.
La sfera brillava circondata da un grande vuoto, simile
all’immensa distesa del Cosmo. Davanti al ragazzo iniziò a scorrere tutta la
sua vita e rivisse tutto l’orrore e la vergogna della sua esistenza. Provò
amarezza nell’aver vissuto in quel modo tutti quegli anni. Ma lo splendore di
Dio non lo biasimava; era come se lo guardasse con immenso amore e speranza,
come se volesse fargli raggiungere il bene supremo. La sfera era silenziosa ma
a Yan sembrava di capirla senza parole, sentendo nel cuore e in tutto il corpo
Il suo amore per lui.
-Ecco cosa avresti potuto avere, figlio mio, se in vita
mi avessi avuto come obiettivo, saresti diventato parte di me, - sembrava dire
Dio con il suo silenzio.
E nonostante non si udissero parole, Yan lo capiva meglio
che se avesse parlato. Percepiva i pensieri immediatamente con tutto il suo
essere, senza alcuna incertezza.
Ed ecco che la luce iniziò ad espandersi e inglobò Yan
che subito percepì un amore smisurato, a tal punto che gli sembrava di
sciogliersi in lui fino a scomparire completamente. C’era solo l’infinita
distesa dell’Universo. E nonostante lui non esistesse, si sentiva Dio, era
ovunque: in tutti i mondi, nelle infinite galassie, nelle stelle e in tutti gli
esseri viventi di tutti i mondi, sapeva tutto di tutti, essendo diventato parte
di loro. Vide il passato e il futuro di ognuno, erano senza inizio e senza
fine. E la creatura stessa non aveva confini. Vide sé stesso, la sua vita e
tutte le sue reincarnazioni, fino al suo contatto con la sfera splendente. Era pieno
di grandiosa forza creatrice, capace di creare in un attimo un milione di
mondi, colmo di emozioni, di amore, di santità e di tutti gli stati in qui un
essere vivente si può trovare. E questo era solo una piccola parte di ciò che
gli diede il contatto con Dio. Tutto il resto era impossibile da descrivere a
parole o da definire; erano sensazioni e sentimenti talmente grandiosi,
talmente profondi e sconfinati che per riuscire a spiegarli in qualche modo ci
sarebbe voluta l’intera eternità. In un secondo queste sensazioni potevano
evolversi e anche solo per capire il successivo atto di unione con Dio non
sarebbe bastato un tempo infinito.
Poco a poco lo splendore divino si ritirò. Yan tornò
lentamente in sé e gli sembrò di esser stato gettato in una bara angusta e
buia, come se fosse tornato nella tomba. Dopo aver vissuto quelle emozioni e sensazioni,
gli sembrava di essere morto di nuovo, come se non esistesse. Perdere il
contatto con Dio era talmente devastante, che Yan avrebbe voluto morire
un’altra volta sul posto. Ardeva di amore e passione per Dio. Non poteva più
vivere in sé stesso, ma allo stesso tempo non sapeva come cambiare la sua situazione
e questo lo faceva soffrire molto.
-Ecco cosa succede quando chi non è pronto incontra Dio,
- risuonò la voce del guru.
Voltandosi e vedendo Kalki, Yan ritornò nella sua
condizione di sempre e quello che era successo gli sembrò solo un sogno; non
poteva credere di aver visto Dio.
-Ecco, così va meglio, - disse Kalki sorridendo. E poi
ridendo: – Altrimenti ti saresti potuto suicidare anche qui, - anche se dove
sei ora ormai non è possibile. E adesso torna in quella parte del piano sottile
in cui la tua condizione ti permette di stare. Ma ricorda, devi controllare le
tue emozioni e i tuoi pensieri, altrimenti potresti finire di nuovo
all’inferno, e fuggire non sarà semplice. Ricorda, quello che vedi qui è la proiezione
della tua mente , non permetterle di farti l’ennesimo scherzo. E adesso, addio,
anche se credo che ci rivedremo ancora, - disse Kalki prima di dissolversi.
Yan si guardò attorno con stupore e si accorse che i
prati, il fiume e il tempio erano ancora li. Scorse poi alcune sagome umane che
volavano verso di lui, e ne riconobbe alcune. Erano i suoi parenti defunti. I
defunti erano felici di vedere Yan:
-Finalmente sei tornato nella tua patria, a casa tua, -
gli disse il nonno abbracciandolo.
-Saremo di nuovo tutti assieme, - gli disse la nonna
baciandolo, - sono finiti i tuoi patimenti sulla Terra.
Yan era molto sorpreso di vedere il nonno e la nonna così
giovani, al massimo trentenni. Però decise di non dire niente, ma loro potevano
leggere i suoi pensieri.
-Si, caro nipote, - gli rispose il nonno. – L’anima non è
il corpo e non ha età. Qui siamo tutti eternamente giovani, il corpo terrestre
diventa simile all’anima solo verso i 18 anni, in alcuni casi 32. Persino i
neonati hanno un’anima adulta, solo che il corpo e il cervello non permettono
di esserlo. Qui non ci sono né malati né infermi. L’anima è sempre sana anche
se possiamo prendere qualunque forma desideriamo.
E improvvisamente il nonno si trasformò in un vecchietto
gobbo con le stampelle ed una forte tosse, accompagnato dalle risate di tutti.
-Adesso andiamo a casa, - lo invitò la nonna.
E si ritrovarono nella vecchia casetta della nonna, in
cui Yan era stato già da bambino.
- Ma come mai vivete in questa vecchia casetta? – chiese
stupito.
- Siamo abituati così, - rispose il nonno, - anche se
potremmo vivere ovunque, anche in un palazzo, anche in mezzo al mare; basta
solo immaginarselo.
- La nonna porse al ragazzo una scodella con dei tortini,
Yan ne provò uno e subito riconobbe quel sapore della sua infanzia, ormai
dimenticato.
-E cosa fate qui? – chiese Yan.
- Riposiamo, nipotino, guardiamo quello che succede sulla
Terra, viaggiamo nel passato e visitiamo i mondi paralleli.
-Questa si che è vita! – si meravigliò Yan. – ma allora
perché abbiamo vissuto sulla Terra? Cosa ci facevamo li? Perché?
-Qui siamo a casa, mentre la terra è una trasferta, -
rispose il nonno, - è come se fosse una palestra dove impariamo le nostre
lezioni, impartiteci da Dio, facciamo esperienze che qui non esistono. Dio
prepara la nostra anima, come un tortino, e non tutte le fasi di questo
processo sono piacevoli, ma tutte sono necessarie perché la nostra anima si
sviluppi e diventi saggia.
“Quindi ho sbagliato, non avrei dovuto suicidarmi”, -
pensò Yan.
-Molto della nostra vita terrena viene deciso da Dio, non
è colpa tua, neanche il tuo suicidio. Ma tu avresti potuto vivere in maniera
diversa; se avessi ascoltato da subito Inna e avessi iniziato a crescere
spiritualmente, allora avresti percorso un destino alternativo e, forse,
avresti potuto raggiungere un livello più alto, dove vivono gli angeli, i guru
e i santi nell’infinita beatitudine.
Yan si ricordò delle lezioni di Kalki e di Inna, iniziò
ad averne nostalgia e all’improvviso si ritrovò vicino a lei.
La ragazza era seduta nella sala della meditazione
assieme agli altri allievi di Kalki. Erano disposti in cerchio, si tenevano per
mano facendo pranayama e, pensando al loro insegnante che si trovava in
prigione, gli inviavano pensieri carichi di amore. Vicino a Yan apparve il
nonno:
-Ah, ecco dove eri finito! Ti avevamo perso. Sei scomparso mentre eri seduto a tavola. Ed
ecco la tua Inna, io e la nonna vi seguivamo spesso, eravamo felici della
vostra amicizia. Lei sta imparando a raggiungere le vibrazioni più alte
dell’amore, forse finirà tra gli angeli in futuro. Inna stava seduta in
silenzio e piangeva, dispiaciuta per la morte di Yan e perché Kalki si trovava
in galera.
Solo il flusso di amore divino riusciva a confortarla.
Yan le planò vicino e la abbracciò per calmarla, ma lei non poteva vederlo e le
sue braccia passano attraverso il corpo di lei.
-Non toccarla, - lo avvertì il nonno, - la nostra energia
è estranea per i terrestri e ha un effetto negativo su di lei, inoltre la sua
energia inizierebbe a scorrere verso di te. Ti ricordi i vampiri? Ecco, noi
siamo come vampiri per i terrestri. Certo, noi non beviamo il sangue ma la loro
energia inizia a defluire anche se solo li sfioriamo. Alcuni di noi, quelli più
legati alla loro vita sulla Terra, si nutrono della loro energia per rimanere
sul piano terrestre. Lo senti come è difficile stare qui?
Yan si allontanò da Inna e percepì che, in effetti, provava
una sensazione di pesantezza che invece non c’era quando parlava con la nonna
nell’altro mondo.
- Qui è tutto pesante, - iniziò a spiegare il nonno. –
Per fare qualsiasi cosa bisogna spendere molte energie che non sappiamo dove
reperire. Grazie al pranayama loro acquisiscono l' energia e noi possiamo solo
succhiargliela via.
-E come faccio ad andarmene da qui? – chiese Yan.
-Pensa al viso della nonna, ed è fatta.
Yan pensò alla nonna e si ritrovò con lei nella casetta.
-Eccoti, ti stavo aspettando! – gli disse la nonna. –
Mangia questi tortini, anche se qui non diventano freddi non importa, - e gli
sorrise.
Improvvisamente a Yan venne in mente il sesso con Inna e
arrossì, sapendo che i nonni potevano leggere i suoi pensieri.
-Non devi vergognarti, - disse il nonno. – abituati. Qui
tutti sanno quello che l’altro pensa, non c’è posto per la menzogna e questo
rende l’anima più luminosa.
Yan non riusciva comunque ad adattarsi; era abituato a
tenere tutto dentro,a reprimere i suoi pensieri.
-Molto di quello che ritenevamo sbagliato, - iniziò a
raccontare il nonno, - è risultato essere buono e giusto. Le emozioni e i
pensieri davvero cattivi qui trascinano l’anima direttamente all’inferno.
Quindi le persone si abituano gradualmente ad vivere senza questi pensieri e a
ripulire l’anima.
- E come vivono gli angeli? – chiese Yan. – è possibile
saperlo?
-Non è facile. Le nostre emozioni non sono così evolute
da poterli raggiungere. Ma qui vicino vive il sacerdote Kadjur, lui è capace.
-Posso conoscerlo?
- Certo, - rispose il nonno. – tieni fissa l’immagine del
mio volto nella tua testa e ti porterò da lui. Il nonno pensò a Kadjur e subito
vi si ritrovò vicino assieme a Yan. Kadjur era vestito con una strana veste,
simile ad una tunica, ed era assieme ad altre persone vestite come lui in un
tempio spettacolare, simile ad una piramide, le cui pareti interne erano
affrescate con segni magici e mandala. Il sacerdote capì subito il motivo della
loro visita e chi fosse Yan. Disse Kadjur fissando il ragazzo:
-Eh si, saresti potuto diventare una persona di spirito.
Hai un grande talento ma purtroppo hai imboccato la strada sbagliata. Ma io non
ti do la colpa, non tutti possono trovare la loro missione a quell’età. Però
potrai andar a far visite agli angeli, hai avuto la fortuna di incontrare uno
dei più grandi e potenti maestri di tutta l’umanità. Ti aiuterà anche questa
volta. Siediti nel nostro cerchio.
Yan si sedette vicino ad una ragazza bellissima e ad un
altro ragazzo.
-Io sono Maksim, - si presentò lui.
- E io Sapfira, - aggiunse la ragazza.
-Prendetevi per mano formando un cerchio, - disse il sacerdote. – sentite
crescere in voi l’amore e la dedizione verso Dio, provate con tutto il cuore
questo sentimento, con tutta la vostra essenza e incanalate queste sensazioni
nell’alta ambizione di raggiungere il piano degli angeli. Ripetere il mantra
“Illa”. Yan cominciò a provare un sentimento di reverenza, poi avvertì il
cambiamento: stava nuotando in un oceano di grazia, attorno a lui si diramavano
iridescenti fasci di energia, in cui volteggiavano sfere luminose. Tutt’attorno
suonava una musica meravigliosa e il vento portava aromi sorprendenti.
Lentamente l’iridescenza si trasformò in un tempio
gigante, mentre le sfere diventarono
asceti che galleggiavano seduti nella posizione del loto. Ognuno di loro
aveva un’aureola e attorno al corpo brillava l’aura. I loro corpi erano
decorati da ghirlande di fiori.
-Vi do il benvenuto, - pronunciò uno di loro guardandoli
con amore incondizionato. – Qui siamo immersi nella
beatitudine senza limiti, ma ognuno di noi sogna di
reincarnarsi nuovamente tra gli uomini per poterli
aiutare a sviluppare e coltivare la spiritualità e
salvarli quindi dalla disastrosa ignoranza in cui vivono.
Anche se sulla Terra soffriremo e ripercorreremo la sorte
di Cristo, noi preghiamo Dio di tornare per la salvezza dell’uomo. Se questi pensieri toccheranno anche voi e vi
avvicinerete a noi passo dopo passo, potrete dissolvervi nell’amore.
Yan si sentì ad un tratto pesante e gli sembrò di cadere
da grande altezza. E si ritrovò nella piramide del sacerdote Kadjur.
-Non è stato molto efficace il nostro stato di
concentrazione, per questo siamo ricaduti sul nostro livello, -spiegò lui. Ma
adesso sapete qual è l’obiettivo da raggiungere e cosa vi può aspettare.
Yan era seduto in stato di shock, dispiaciuto di non aver
ascoltato subito Inna e di non esser diventato subito un alunno di Kalki. Al
tempo non aveva idea di quello che stesse perdendo e di ciò che avrebbe potuto
raggiungere, ma era ormai tardi.
-A presto, miei cari, - si congedò il sacerdote
scomparendo dal tempio.
- Come mai ti sei intristito? – chiese dolcemente Sapfira
a Yan. – Tutti noi abbiamo fatto scelte sbagliate nella nostra vita terrena. Ma
adesso puoi studiare qui e concentrarti sulla tua prossima vita per non
lasciarti sfuggire l’opportunità di evolverti spiritualmente. Andiamo, voliamo
sulla terra, divertiamoci un po’, i miei parenti stanno per fare una seduta
spiritica. Guardiamo come è, vista da chi vive nel piano sottile. Yan si
ricordò di quando era bambino e con gli amici aveva invocato lo spirito di
Pushkin. Gli sembrò interessante e decise di andare.
-Pensa a me, - gli disse Sapfira.
Yan si immaginò il suo viso ed ecco che si ritrovarono in
una delle camere di una vecchia casa; lì alcune persone sedevano attorno ad un
tavolo tenendo le dita su un piattino che si muoveva sopra un grande foglio di
carta con su scritte lettere e numeri.
-Spirito di Tutankhamon, io ti invoco, - esclamò un
ragazzo dai capelli lunghi e il naso a punta. Socchiuse gli occhi e si
concentrò. – Rispondi alla nostra domanda: cosa dobbiamo fare per diventare
ricchi?
Il piattino iniziò a roteare sulla carta. Yan vide che
nella stanza, attorno alle persone, volavano molti spiriti ognuno dei quali cercava
di rispondere ai ragazzi. C’era anche una statua simile a quella che ritrae
Tutankhamon.
Ed ecco che il medium entrò in contatto con uno spirito simile ad un rospo
con ali da pipistrello, uno dei peggiori.
Tra loro si creò una turbolenza d’aria e il rospo iniziò
a rispondere alle domande del ragazzo con voce roca e sgradevole.
-Sì, - disse Sapfira delusa – non si è concentrato
abbastanza e invece di parlare con Tutankhamon gli risponde uno spirito di
basso livello.
- E come mai Tutankhamon è così strano? – chiese Yan.
-Quello non è Tutankhamon, - rispose lei guardando la
statua. – Si è reincarnato già da tempo sulla Terra. Quella è la sua memoria.
Dato che l’uomo, quando si reincarna lascia la sua memoria nel piano sottile,
lei non ricorda nulla della sua vita precedente.
-E come avrebbero fatto a capire Tutankhamon? Lui parlava
in un’altra lingua, - si interessò Yan.
-Nel piano sottile non ci sono lingue, tutti parlano una
sola lingua e si capiscono facilmente anche senza parole,si percepiscono l’un
l’altro.
Vedi: loro non
sentono quello che risponde lo spirito, ma il cervello trasforma le parole in
movimenti delle mani e il piatto si muove sulle lettere giuste. Anche le
piante, gli insetti e gli animali parlano questa lingua. E anche tu adesso
potrai capirli così come li capiscono quelle persone che hanno il dono della
telepatia, il cui cervello non ha bloccato questa capacità. Si può parlare con
le pietre, con gli alieni. Il nostro corpo non blocca questa capacità. Quindi
per gli uomini è più semplice ricevere queste informazioni attraverso il
piattino o le bacchette, oppure semplicemente ascoltando con attenzione la voce
del loro organismo. Lui capisce quello che all’intelletto non arriva, - spiegò
Sapfira.
Il rospo continuava a rispondere ai ragazzi mentre un
altro spirito, simile ad una talpa con le ali di mosca, provava a spingerlo più
in là per rispondere a sua volta.
Yan si ricordò di quanto fosse volgare il loro “Pushkin”
quando lo avevano invocato e si mise a ridere. Adesso capiva quanto è
importante concentrarsi e sintonizzarsi e quanto sia difficile farlo senza
allenamento.
- E come si fa a sintonizzarsi in maniera corretta? –
chiese Yan.
- Sintonizzarsi deriva dalla parola “sintonia”, - iniziò
a spiegare Sapfira. – quindi deve essere fatto in sintonia da tre centri: la
mente, i sentimenti e il corpo. La mente deve concentrarsi per immaginare
l’immagine, il cuore deve sentirne le emozioni e il corpo deve percepire la
presenza fisica. La cosa migliore è iniziare con gli amici stretti, i parenti,
i posti conosciuti, le proprie cose. Pensi ad una persona, percepisci il
rapporto emozionale con lei e la senti vicina, come se la toccassi, se
sfiorassi il suo corpo. Queste sensazioni devono essere ricordate per poi
provarle con le persone sconosciute, i posti non visitati e imparare così il
sistema.
-Capito, rispose Yan ancora soprapensiero.
A quel punto Yan si accorse che si stava avvicinando un
gruppo di strani individui. Erano tutti coperti di piaghe e pustole, parlavano
in maniera scurrile e si spintonavano. Accortisi di Yan e Sapfira, si girarono
e si diressero verso di loro. Sapfira prese Yan per la mano e ordinò a tutti:
-Subito da Kadjur! Pensate al suo viso!
E si ritrovarono tutti all’interno della piramide.
-Cosa è successo? Perché siamo scappati? – chiese Yan.
-Sono esseri schifosi, simili a demoni, - disse Sapfira.
– Da loro ci si può aspettare di tutto. È un gruppo di assassini, maniaci,
banditi e altri criminali del genere. I loro peccati non gli permettono di
entrare nel nostro mondo e quindi rimangono vicino alla Terra, assieme agli
spiriti. Hai visto le loro piaghe? Così appaiono le forti emozioni negative nel
piano sottile, ti rendono mostruoso.
-E quanto tempo rimarranno nel mondo degli spiriti?
Perché non migliorano?
- Se una persona trova delle giustificazioni, si aggrappa al negativo,
crede che i suoi peccati siano normali, allora si scava la fossa verso il mondo
di livello più basso, rimanendo moralmente un mostro. Solo pentendosi la
persona può liberarsi da queste malattie e innalzarsi in un mondo migliore. Ma
così potrebbero rimanere tra i demoni loro simili fino all’incarnazione, finché
non decideranno di liberarsi dal male. Proprio per questo, già durante la vita
terrena è bene pentirsi e fare ammenda, senza cercare scuse ma evitando prima
di tutto di rapportarsi male con il prossimo e stando lontani da ciò che è
contrario all’amore, alla bontà e alla compassione.
Una volta Sapfira portò Yan al laboratorio dei creativi;
lì si riunivano quelli che un tempo erano scienziati, pittori, musicisti e si
mostravano a vicenda le loro creazioni e scoperte.
Yan rimase stupito dai loro quadri,che erano enormi
e dipinti solo con l’immaginazione,
mentre un solo compositore poteva ricreare il suono di un’intera orchestra semplicemente
pensandolo. Persino le nuove scoperte degli scienziati potevano essere mostrate
in azione in maniera cos’ semplice, che persino Yan poteva capire di cosa si
stesse parlando.
Quando il professor Bed finì il suo discorso sulla
possibilità di mutare il DNA, Yan si avvicinò e gli chiese:
-Ma a cosa servono qui queste scoperte? Noi non abbiamo
un corpo fisico per provare le vostre teorie.
-Si, certo, qui non possiamo testarle, - rispose il
professore. – ma io lavoro per quelli che sono rimasti sulla Terra, per
aiutarli. Qui è molto più semplice fare nuove scoperte: non servono
finanziamenti, costose attrezzature, laboratori, ecc … . Mi basta il mio
cervello. Posso creare tutto quello che mi serve immaginandolo. E anche
reperire le informazioni qui è molto più facile.
-Sono d’accordo con Lei professore, - disse Yan. – Ma
come fanno sulla Terra a conoscere le Sue scoperte?
- Semplicissimo, - iniziò a spiegare Bed. – Mi ricordo
che abbiamo imparato questo trucco quando studiavamo a scuola: la trasmissione
dei pensieri a distanza! Io pensavo un numero da uno a nove, poi mi rivolgevo
al qualcuno dicendo: “Ho il potere della telepatia. Pensa ad un numero da uno a
nove e io ti dirò quale è”, e intanto tenevo a mente il mio . La persona il più
delle volte pensava al mio stesso numero perché il suo cervello ne cercava uno.
Io non facevo altro che ripetere il mio numero e quando lo dicevo a voce alta,
molti si meravigliavano credendo avessi davvero i poteri!Lo stesso trucco
funziona tra scienziati, pittori e musicisti. Loro pensano a qualcosa e, se è
ad esempio la mia scoperta sul DNA, io trovo quella persona e gli passo i miei
pensieri. L’importante è che lui ci pensi , cerchi la risposta e sia pronto ad
accettarla. Allora allo scienziato potrebbe apparigli in sonno la soluzione
come a Mendeleev la tavola degli elementi. Capisci?
-Si, molto interessante, - pensò Yan a voce alta. –
Adesso capisco da dove arriva tutto sulla nostra Terra.
- No, certo che no! Non tutto e non tutto da qui, -
precisò Bed. –Ma tutto ciò che arriva dai piani sottili è giusto e ero. In
realtà, l’influenza del mondo dei morti su quello dei vivi è enorme. Non l’ho
capito finché non sono finito qui. Ma quasi tutto arriva sulla Terra dal piano
sottile. Certo, oltre a noi qui ci sono anche i demoni; ecco perché la
situazione nel mondo è difficile. All’inizio, quando sono arrivato, mi sentivo
perduto, mi mancava non poter parlare con i miei parenti e non sapevo cosa
fare. Ed ora guardami, ho ritrovato me stesso. Qui ci sono tante possibilità,
tra cui anche aiutare le persone. Quando vivevo sulla Terra il mondo dei morti
mi sembrava qualcosa di lugubre e spento, adesso che ci vivo mi rendo conto che
siamo noi ad essere vivi davvero, mentre i terrestri soffrono dei loro limiti.
***
-Allora, ti stai ambientando qui, ragazzo? – chiese
Kadjur a Yan estraendo un bastone da sotto la sua lunga veste sacerdotale.
- Sì, inizio ad ambientarmi, Solo che non ho capito, -
disse Yan, - perché è stato creato il difficile mondo terreno? Non sarebbe
stato meglio se Dio ci avesse fatto angeli da subito?
- Al contrario degli uomini gli angeli non possono fare
molte esperienze, - spiegò il sacerdote. –
Non hanno mai provato il male, la menzogna, la tristezza, la mancanza e
la speranza della vita terrena, il freddo, la fame e il senso di sazietà, la
rabbia e l’offesa, la passione, l’affetto e molti altri aspetti positivi e
negativi della Terra. E queste esperienze sono una parte importante per la
maturità dell’anima, per lo sviluppo della conoscenza e della saggezza. Solo
avendo conosciuto tutta la gamma dei possibili sentimenti l’anima raggiunge la
perfezione. Percorrendo un lungo cammino, dal minerale a Buddha, l’anima
acquista una personalità, si differenzia dalle altre anime. Anche se
all’inizio, dopo la separazione da Dio, tutte le anime sono identiche come
gocce d’acqua, alla fine del cammino diventano tutte diverse, ognuna con la sua
esperienza e memoria di tutte le vite passate. E anche se raggiungono Dio, che
differenza fa, ci sono anime uniche come quelle di Cristo, Buddha, Mahavira,
Krishna, Maometto e Lao Zi, - concluse il sacerdote.
- Comunque, -
iniziò a parlare un uomo seduto di fianco in una tunica bianca, - il mondo è
ingiusto. Io sono stato ucciso dai banditi e mi sono ritrovato qui. Sono felice,
davvero molto felice. Ma perché gli hanno puniti e sbattuti in prigione per
molti anni?
- Sì, fratello Bogumil, - rispose Kadjur. – Il dramma
della vita terrena è causato dall’ignoranza, dall’incomprensione, dalla
completa cecità delle persone. Se sapessero e vedessero tutto, non ci sarebbe
alcun dramma. Tutto il gioco della vita terrena gira attorno al fatto che
l’uomo non sa nulla: né passato né futuro. Per lui l’anima altrui è
incomprensibile. Ma la cosa più importante è che l’uomo non conosce sé stesso.
Questo causa la sua cecità e tutte le sue sofferenze. In realtà l’uomo può esplorare sé stesso,
iniziando dall’introspezione, dal guardare con sguardo imparziale ed estero
tutti i pensieri che gli passano per la testa, tutte le sensazioni e i sentimenti.
In questo modo si risveglierebbe e inizierebbe la sua trasformazione in Buddha.
L’uomo è allo stesso tempo attore e spettatore del dramma della vita, ma lui
ignora di esserne attore, e questo è il guaio. Ma questo spettacolo non passa
invano: quello che viene interpretato, rimane per sempre. E oggi abbiamo la
possibilità di vedere uno degli atti più interessanti di questo dramma,
conservato negli annali akashici: la nascita della civiltà terrestre. Sedetevi
in cerchio, - invitò i presenti, - prendiamoci per mano e pensiamo all’inizio
della civiltà, pensiamo ad Atlantide.
Dopo un attimo si ritrovarono vicino a delle enormi
piramidi in costruzione. In aria galleggiavano grandi blocchi di pietra che
andavano a formare le piramidi, come in un grande cantiere. Seguivano il
processo dei piccoli ometti verdi con grandi occhi allungati, seduti vicino ad
un’enorme disco volante bianco.
-Ecco chi ha
costruito le piramidi, - disse Yan sorpreso.
- Si, - rispose Kadjur. – tutti i megaliti come
Stonehenge, la Sfinge e Machu Picchu
sono stati creati da loro per incanalare sulla Terra l’energia spirituale. E in
punti particolari di queste costruzioni il flusso è particolarmente forte. Lì i
nuovi sacerdoti dell’umanità sono stati iniziati e trasfigurati. Questi luoghi
funzionano ancora e non permettono al pianeta di soffocare nell’ignoranza e
assenza di spiritualità.
Yan si voltò e vide alcuni sacerdoti seduti davanti ad un
gruppo di persone centenarie. Uno di loro predicava la parola di Dio e
indossava un chitone nero con un simbolo a forma di S che a Yan non sembrava
nuovo.
- Maestro Kalki! È il maestro Kalki! – urlò Yan
indicandolo.
- Lo so, - disse Sapfira sorridendo. – Questa anima
grandiosa si è reincarnata per portare gli uomini persi vero la luce. Adesso
possono reincarnarsi uno alla volta, ed è più difficile. Agli albori della
civiltà le anime grandiose si reincarnarono a gruppi capitanati dalle
manifestazioni di Dio, e diedero origine alle grandi religioni, che si sono
sviluppate e sono arrivate a noi come cristianesimo, buddhismo, induismo, zoroastrismo e altre. – spiegava Sapfira.
Si avvicinarono per ascoltare quello che diceva l’avatar
di Kalki. Yan rimase sorpreso dal fatto che stesse dando i dieci comandamenti
di Mosè, conosciuti dalla Bibbia. Ma la spiegazione era differente rispetto a
quella dei sacerdoti, e se ne accorse persino Yan. Sapfira annuì leggendo i suoi pensieri e
spiegò:
-Si, Yan. Dio consegna a tutti i popoli gli stessi
comandamenti perché le persone abbiamo dei punti di riferimento per il loro
sviluppo e per vivere in armonia. Ma dai tempi di Atlantide il loro significato
è andato perdendosi. E adesso solamente i maestri come Kalki possono
recuperarlo.
(alla fine del libro sono riportati i comandamenti)
-Uno dei principali comandamenti dice: “Onora il
calendario”, - raccontava il saggio. – Secondo la dottrina, il calendario è la
ruota del tempo. Il tempo è il movimento della Terra attorno al Sole, e ogni
altro movimento è tempo. Ma il tempo è discontinuo in quanto comprende anche il
movimento dei pianeti e la posizione delle stelle rispetto alla Terra. C’è il
tempo per la creazione e quello per la distruzione, il tempo per l’azione e
quello per l’inattività, può scorrere velocemente oppure lentamente; un tempo
per ogni cosa. E ognuno di voi deve sapere quando arriverà il tempo e per che
cosa, sia per voi stessi che per tutti gli altri terrestri. E che i vostri
bambini fin dall’infanzia studino l’astrologia che spiega questo fenomeno. I
nostri fratelli, arrivati dalla galassia, costruiscono osservatori per poter
scoprire e capire tutti i segreti del tempo e il loro effetto sulla Terra.
Yan si ricordò di Stonehenge e degli altri antichi
monumenti, costruiti come osservatori (astronomici). All’inizio non aveva
capito come potessero servire a dei selvaggi ignoranti, ma adesso gli era
chiaro che i popoli antichi erano molto più evoluti spiritualmente e nelle
conoscenze più importanti, rispetto all’uomo moderno.
-Si, - confermò Sapfira
- un tempo gli dei erano sulla terra. Adesso la civiltà ha portato ad un
degrado spirituale. Nonostante il progresso della tecnologia, l’uomo si prepara
ad un grande suicidio di massa. È sempre più difficile trovare vere scuole
nella massa di imbroglioni e predicanti che già da tempo hanno venduto Dio per
un piatto di lenticchie. Si fermarono a lungo ad ascoltare le prediche di Kalki
e, alla fine, dopo aver ammirato ancora come le
piramidi e gli altri megaliti si stessero costruendo con
giganti massi fluttuanti, tornarono nel loro mondo.
***
Yan era sempre più interessato a Sapfira, la ammirava per i suoi modi, la
sua bellezza, il suo fascino e la sua intelligenza. Lei lo sapeva bene e
flirtava con lui. Yan osservava interessato come il suo vestito si alzasse con
il vento, il colore e il decoro della stoffa cambiassero, fino a trasformarsi
in un abbigliamento sexy . Passeggiavano per un bellissimo giardino ricoperto
di fiori. Da lontano si vedevano le vette innevate dei monti e proprio davanti
a loro c’era il mare. Il sole stava tramontando e dipingeva le nuvole di colori
bellissimi. Yan prese Sapfira per la mano, lei iniziò a fissarlo con i suoi
grandi occhi neri e per i loro corpi passò una scarica di energia inebriante.
Yan la strinse a sé in un abbraccio. In quell’istante i loro corpi iniziarono a
fondersi, penetrando l’uno dentro l’altro in un’estasi di sensazioni. Non c’era
bisogno di usare gli organi sessuali, i loro corpi si scambiavano fluidi
sessuali per far crescere l’euforia. Yan provava tutto quello che sentiva
Sapfira e lei sembrava essere entrata nel corpo di lui, pur rimanendo
contemporaneamente nel suo. Dopo quel sesso incredibile, senza eiaculazione
dato che non c’era alcun corpo fisico e con un orgasmo che interessava tutto il
corpo e non gli organi sessuali, i ragazzi rimasero sdraiati e abbracciati ad
ammirare il cielo stellato. Le cicale frinivano e soffiava un piacevole
venticello. In cielo volava uno sciame intero di lucciole che formava
bellissime ghirlande lucenti. Yan pensò che un sesso del genere lo aveva
provato anche con Inna, quando lei gli aveva proposto di fare sesso
tantrico, toccandosi semplicemente l’un
l’altro senza coinvolgere gli organi sessuali. Ma allora il corpo impediva di
provare tutta quest’immensa gamma di sensazioni.
Yan iniziò a recitare poesie, dedicandole a Sapfira. La
ragazza cominciò ad emanare della musica bellissima che Yan sentiva nella sua
testa e si accostava perfettamente alle sue poesie.
-Ti amo così tanto, - si dichiarò Yan. – sono così felice
di trovarmi qui, a casa.
***
Dopo qualche tempo i ragazzi andarono ad assistere ai
rituali dello sciamano. Un gruppo di persone appartenenti ad un villaggio di
ammaestratori di renne si riunirono nella capanna dello sciamano. Era successa
una disgrazia: Tapyr non era ritornato dalla caccia e tutti avevano un brutto presentimento.
Yan e Sapfira fluttuavano al di fuori dalla casa, ma
vedevano tutto quello che succedeva dentro. In vesti sciamaniche
Kam prese il tamburello e, danzando, iniziò a colpirlo
con un bastone, richiamando in aiuto gli spiriti. Con voce bassa e intensa
cantilenava, raccontando ai presenti le sue azioni e le visioni. Si unirono
tutti su un unico piano e l’energia collettiva sosteneva lo sciamano nel suo
rituale.
Subito si udì gracchiare e bubulare. Erano un corvo e un
gufo, gli spiriti aiutanti che volavano in cerchio sopra la capanna, a cui si
unirono uno scoiattolo che correva sulle pareti esterne, una volpe che latrava
agitata e molti altri spiriti.
- Tapyr è vivo? – chiese lo sciamano agli spiriti.
- Vivo ... Vivo … vivo ... – risposero a turno gli
spirito con le loro strane voci.
-Dove si trova?
- Sull’ansa del Fiume Nero, - risposerò gli spiriti in
coro.
Lo sciamano iniziò a percuotere il tamburello più forte, invocando Tynbur –
lo spirito dell’estasi sciamanica che arrivò nelle sembianze di un cervo; lo
sciamano gli saltò in groppa e iniziò ad invocare lo spirito dei suoi antenati.
Dal mondo dei morti apparve il suo predecessore al villaggio.
-Mostrami il cammino per arrivare da Tapyr, - gli chiese
Kam.
- Ti mostrerò la strada, - rispose lo spirito.
- Kam si rivolse poi allo spirito di quel luogo, Ayami:
-Oh grande Ayami, aiutaci, non lasciare morire il
cacciatore Tapyr! Il nostro popolo ti è fedele, non nuociamo ai tuoi animali e
alla tua terra. Fai del bene, sii misericordiosa!
Ayami si palesò, simile ad una grande regina delle nevi.
Ergendosi sopra la taiga, diede il suo segno di consenso e con la mano indicò
il Fiume Nero. Kam ordinò di preparare le renne. Era già buio, la tempesta
infuriava e in lontananza ululavano i lupi.
Ahe uscì nella tempesta coperto solo da una leggera veste
da sciamano. Le renne erano spaventate e non volevano uscire di notte nella
tundra. Kite, il figlio di Ahe, era già seduto sulla slitta.
Kam correva nella neve profonda, guidando le renne che lo
seguivano. Dietro di lui volavano gli spiriti aiutanti. Corse per alcuni
chilometri senza fermarsi, guidato dallo spirito del vecchio sciamano fino
all’obiettivo. Vedendolo con i propri occhi,
riusciva ad evitare le buche e i tronchi di alberi abbattuti. Gli spiriti
aiutanti volavano adesso davanti a lui mentre Kam cercava di tenere il passo
sul suo cervo Tynbur.
Anche Yan e Sapfira scorgevano la strada ma Kam non
riusciva a concentrarsi su di loro così facilmente, come sul suo antenato,
quindi seguiva la strada con i suoi occhi. Né Yan, né l’antenato avevano
difficoltà a vedere la strada di notte nella tempesta e sapevano perfettamente
qual’era il percorso per arrivare da Tapyr. Mancavano pochi chilometri. Il
cacciatore giaceva privo di sensi sulla riva del fiume, semi congelato. Non
lontano c’era un branco di lupi che aspettavano il pasto. Recuperato Tapyr, Kam
lo sdraiò sulla slitta e corse indietro seguito dalle renne. Nella capanna lo
aspettavano tutti. Lo accomodarono vicino al fuoco, Kam prese il tamburello e
iniziò il rituale. Per far ritornare la sua anima, si diresse verso il mondo
inferiore dei morti; il suo corpo sottile si era distaccato da quello fisico e
si trovava sul confine con il mondo dei morti.
Volando sul suo cervo attraverso piano sottile, aiutato
dagli spiriti guida e dal suo antenato, Kam riuscì a trovare l‘anima di Tapyr.
- Fratello non è ancora arrivata per te l' ora di
raggiungere Erlik. Torniamo indietro, ritorniamo.
Tapyr che stava volando stupefatto per mondi sconosciuti,
seguì Kam. Entrarono nella capanna e Kam fece ricongiungere l'anima col corpo
di Tapyr, che era sdraiato vicino al fuoco. Questi aprì gli occhi, tornò in sé,
ma stava ancora male. Lo sciamano iniziò a battere il tamburello e invocò
Ayami, gli spiriti-aiutanti e il suo antenato per far tornare al cacciatore la
forza vitale; insieme lo aiutarono a guarire.
Le persone della tribù erano in pena per lui e questo lo
nutriva della loro energia, incanalata da Kam per la sua guarigione. Da ognuno
di loro fuoriusciva un’onda luminosa che entrava nel corpo di Tapyr. Kam
cantava e descriveva questo processo perché tutti potessero prendervi parte con
la loro energia. Quando capì che Tapyr stava meglio, Kam lasciò andare Tynbur e
completò il rito. Le persone cominciarono ad allontanarsi e portarono il
cacciatore nella sua tenda.
Yan rimase molto colpito dalle abilità dello sciamano.
Sapfira gli spiegò:
-Non è nato già così. Certo, aveva talento fin dalla
nascita ed è stato scelto dagli spiriti perché aiutasse le tribù, ma lui non era
d’accordo e non voleva diventare sciamano. Ma gli spiriti hanno iniziato a
portarlo nel piano sottile, comunicavano con lui in continuazione. Sembrava che
stesse impazzendo : aveva la malattia dello sciamano. Ma pian piano gli hanno
insegnato ad arrivare sul piano sottile e lui ha accettato il suo destino ed è
diventato Kam.
Yan rimase molto colpito dalle abilità dello sciamano.
Sapfira gli spiegò:
- La sua non è una dote innata. Certo, aveva talento fin
dalla nascita ed è stato scelto dagli spiriti perché aiutasse le tribù, ma non
era d’accordo e non avrebbe voluto diventare sciamano. Gli spiriti però hanno iniziato a portarlo
nel piano sottile, comunicando con lui in continuazione. Sembrava che stesse
impazzendo : aveva la malattia dello sciamano. Ma pian piano gli hanno
insegnato ad arrivare al piano sottile e lui ha accettato il suo destino ed è
diventato Kam.
Yan era ancora più sorpreso:
-Ma è possibile obbligare con la forza un essere umano ad
evolversi? – chiese.
I ragazzi si avvicinarono allo sciamano per chiedergli
come avesse fatto a diventare Kam.
-Quando morì il mio predecessore - raccontò - iniziò ad
apparirmi in sogno. Lo vedevo anche di giorno.
Mia nonna mi disse che gli spiriti mi avevano scelto per essere
sciamano. Io non volevo perché non si
vive più per sé stessi, ma solo per gli, altri 24 ore al giorno. Se a qualcuno
succede qualcosa, io devo aiutarlo, ed è difficile quando non ci si può
rifiutare e gli spiriti ti obbligano a farlo. Ho cercato di ribellarmi, ma i
miei antenati hanno visto in me doti di medium – colui che può parlare con gli
spiriti. E guidati dal vecchio sciamano hanno iniziato a far uscire la mia
Djula (anima) dal corpo. Così cominciarono le visioni. Vedevo gli spiriti, i
miei antenati, il piano sottile come se fossero allucinazioni, in pieno giorno;
fui colpito la malattia dello sciamano: deliravo, parlavo con loro, mi
convincevano a diventare sciamano perché aiutassi il loro popolo. Scappai nella
taiga, me ne stato spesso seduto sulla tomba del vecchio sciamano, vicino
all’albero dove erano appese le sue cose, vecchi e consunte: tamburelli,
bastoni, abiti. I miei antenati con l’aiuto degli spiriti guida rapirono la mia
anima e mi insegnarono a vivere nel loro mondo.
Imparai a muovermi nel piano sottile e a comunicare con
gli spiriti.
Il vecchio sciamano mi insegnò a farlo. Infine presi il
tamburello e praticai i rituali per ottenere il controllo della situazione.
Quando ho il tamburello in mano, io sono Kam, senza sono un uomo qualunque.
La gente cominciò a venire da per a chiedere aiuto;
domandavano " che tempo farà" e "dove saranno le bestie da cacciare",
gli antenati mi spiegavano tutto, loro sanno tutto, ad esempio come guarire le
persone da ogni male.
-Ma Lei fa qualcosa da solo per aiutare le persone? - chiese
Yan.
-Si, a volte succede. Poco tempo fa morì il figlio di
Bii. Lei era straziata, tanto che la sua anima era volata nel mondo dei morti e
non reagiva a niente. Io volai là e riportai l’anima al corpo, spezzando il
legame con il figlio, e lei si sentì subito meglio. A volte procuro delle
vittime sacrificali. Tempo fa si era ammalata una persona, uno spirito cattivo si era impossessato di
lei. Io ho trasferito questo spirito in una renna e l' ho portata della taiga,
perché le bestie la mangiassero; così la persona è guarita. A volte la malattia
è grave gli antenati non hanno abbastanza forza, quindi uccido una renna perché
possano nutrirsi del suo sangue e scacciare lo spirito malvagio.
-Io pensavo che le malattie fossero causate dai batteri
(virus).
-I batteri e i virus sono il corpo fisico degli spiriti
maligni.
***
Un giorno Yan andò a visitare il nonno e lo trovò in
compagnia di un tedesco, Hans.
-Nonno, - disse Yan, - me lo ricordo bene, sulla Terra tu
detestavi i tedeschi! Hai combattuto al fronte, per tutta
la guerra! Cos’è successo, hai cambiato idea?
- Si, nipote, - rispose il nonno. – Abbiamo parlato a
lungo con Hans e siamo arrivati alla conclusione che ci hanno imbrogliato,
costringendoci a lottare l’uno contro l’altro. Anche lui è stato in guerra.
Quei demoni di Stalin e Hitler non facevano altro che insegnarci ad odiare. Per
noi, persone comuni, sarebbe stato meglio che la guerra non ci fosse stata.
Anche se Stalin si fosse preso la Germania o Hitler la Russia.
- Sì, sì, - annuiva Hans alle parole del nonno. – Sono
uno peggio dell’altro. Hitler almeno non ha distrutto le chiese e i templi. Tra
i campi di concentramento di Hitler e i gulag di Stalin non c’era comunque
alcuna differenza. Sia l’uno che l’altro miravano ad una sola cosa e
tormentavano i popoli. Uno sguinzagliando la Gestapo, l’altro tramite tortura e
fucilazioni, sempre e comunque scempi.
Yan li capiva con il cuore ma era comunque sconvolto dal
mutamento di idee.
- Raggiungiamo gli annali di Akash, - disse il nonno. – E
vedrai tu stesso l’accordo di quei maledetti contro i popoli della Terra.
Si ritrovarono nel 18esimo secolo ad una riunione di
demoni, in una sala con un’atmosfera pesante e lugubre; alle pareti erano
appesi scheletri e corpi di uomini martoriati, con lacrime di sangue lungo il
viso e arti troncati, illuminati dalla
luce delle fiaccole. Attorno ad un grande tavolo erano seduti mostri orrendi,
con facce disgustose, simili a pipistrelli, iene, macachi con le corna, con ali membranose, il pelo lungo, canini enormi
e artigli al posto delle dita.
A capotavola sedeva Belzebù, il demone supremo, dal volto
di un gorilla, il naso ad uncino e due buchi rossi al posto degli occhi. Aveva
anche lui imponenti corna e ali. Era avvolto in un mantello nero con simboli satanici.
- Ci aspetta un grande banchetto, a milioni moriranno in
nome del male, - strideva con voce roca. – Introdurremo nelle menti dei persi
l’idea di comunismo, il “futuro luminoso”, - rise l’essere mostruoso. Grazie a
questo scoppieranno guerra e violenza in tutto il mondo. Distruggeranno i
templi di Dio, uccideranno tutti quelli che non si inchineranno a Satana. Ma
non è tutto. Dopo che i demoni al potere con Eghedom (Lenin) avranno iniziato
una rivoluzione sanguinosa e imbevuto il terreno di sangue, arriverà Samnu
(Stalin), ancora più potente, che continuerà a tormentare il popolo
obbligandolo a credere di essere nel giusto. Ma questo è niente. Assieme ad Abbadon (Hitler) faranno
scoppiare una lunga guerra per rendere la vita degli uomini ancora più
insopportabile. Alcuni lotteranno per il comunismo, altri per il nazismo e si
uccideranno a vicenda, trasformando la Terra in un deserto. Ognuno di loro avrà
al servizio una squadra di demoni che stermineranno i popoli in nome del Male.
A quelle parole i demoni si agitavano emettendo urla e
ululati spaventosi, per festeggiare così l’idea del comandante.
- Ecco vedi, nipote, - disse il nonno, - come è andata
veramente: “I signori combattono per il potere e i servi perdono il cappello”.
I comuni mortali hanno una sola via d’uscita: non credere a tutte queste
ideologie e promesse dei politici, non immischiarsi nella guerra, nella
violenza, in nome del bene. Devono pensare solo a come far crescere l’amore, la
compassione e i sentimenti, è questa la vera felicità. E anche aiutare il
prossimo, non solo materialmente; il bene materiale dura poco. Bisogna
insegnare ad amare, ad essere pazienti e misericordiosi, allora tutta la Terra
sarà felice e i demoni smetteranno di tormentare le persone. Dove c’è violenza e
guerra, lì c’è il male, Satana.
- Sì, è così, - disse Hans, - con la violenza non si
risolve nulla. Nessuno a mai neanche pensato di far saltare Stalin, Mao Tse
Tung o Kim Il-sung perché erano saldi al comando. Si può far saltare solo un
governatore buono e democratico. Quanti attacchi hanno fatto a Hitler? E niente
… E il vostro zar Nicola II quando ha capito che il popolo era in rivolta ha
abdicato da solo, come farebbe una brava persona e un bravo governatore.
- E perché Dio ha permesso tanto male? – chiese Yan.
-Ha voluto fare alla gente un’iniezione contro il male,
perché le persone non seguissero mai più queste idee, non credessero che Stalin
è il loro padre, che Hitler fa del bene ai tedeschi, perché non aiutino più
nessuno a propagandare simili idee e a fare del male. Certo, non è stato
facile, ma ai nipoti la lezione è servita o almeno sanno a cosa vanno in
contro. Speriamo di incarnarci in persone giuste io e Hans.
- Sì, è così, - disse Hans, - con la violenza non si
risolve nulla. Nessuno a mai neanche pensato di scalzare dal potere Stalin, Mao
Tse Tung o Kim Il-sung perché erano saldi al comando. Si può eliminare solo un
governante buono e democratico. Quanti
attacchi hanno fatto a Hitler? E niente … E il vostro zar Nicola II, quando ha
capito che il popolo era in rivolta,ha abdicato da solo, come farebbe una brava
persona e un capo illuminato.
- E perché Dio ha permesso tanto male? – chiese Yan.
-Ha voluto vaccinare l'uomo contro il male, in modo che
nessuno seguisse mai più queste idee, non credesse che Stalin è un padre, che
Hitler è un benefattore per i tedeschi, perché nessuno aiuti più a propagandare simili idee e a perseguire il
male. Certo, non è stato facile, ma ai discendenti la lezione è servita ;
almeno adesso sanno a cosa andranno incontro. Speriamo di incarnarci in persone
giuste io e Hans.
- Sì, sì, - confermò Hans – insegneremo ad amare e daremo
alle persone il buon esempio.
- Io invece, - disse la nonna, - ero a Leningrado e anche
lì Stalin ha compiuto degli scempi. Si sarebbero potuti arrendere, avremmo
solamente avuto una città occupata in più, come Kiev o Odessa. Il regime
nazista non era peggio di quello di Stalin. Tutto era nascosto dietro all’idea
di sviluppo, una di quelle che servono ai demoni per propagare il male.
Aggiunta:
Dietro al nazionalismo, alla religione e alla lotta per
la giustizia si nascondono astio e violenza;queste non fanno
altro che
aumentare la sofferenza. Da qui noi vediamo tutto come se l’avessimo sotto il
naso.
- Yan si ricordò la canzone di Talkov “Satana è stanco di
ballare”, proprio in tema.
- Adesso è tutto finito? – chiese Yan.
-Ma cosa dici, nipotino?! – rispose la nonna. – Per tutta
la Terra i demoni si sono divisi in fazioni e continuano a fomentare la guerra,
il terrorismo e la devastazione. Questo è e continuerà ad essere.
***
Un giorno, dopo un bellissimo rapporto sessuale, Sapfira
cominciò a ballare una danza erotica in abiti succinti, come quelli dei quadri
di Valegio. Yan immaginava petali e boccioli di rosa cadere dal cielo, e subito
apparvero. Suonava una musica magica, frutto dell'immaginazione di Sapfira.
Tutt’attorno fiori di ogni genere e palme. Da lontano si sentiva il rumore del
mare. Dopo la danza, Sapfira si avvicinò a Yan e lo abbracciò, guardandolo
fisso negli occhi.
-Tesoro, devo dirti una cosa molto importante, - disse
lei.
-Ti ascolto, amore mio, - rispose Yan guardandola con
dolcezza e accarezzandola.
-Io so qui da molto tempo ed è arrivata la mia ora di
tornare sulla Terra. Dovrò morire qui per reincarnarmi in un corpo nuovo. La
morte sulla Terra non è niente, è solo un passaggio dalla vita difficile
all’Eden, il paradiso di Adamo ed Eva. Ma la morte qui, la seconda morte cioè
la reincarnazione, è una morte vera e proprio: la persona non tornerà mai più.
Non mi ricorderò di essere stata qui, mi scorderò di te, amore, e della mia
vita passata. Sarò una persona nuova con un diverso destino. Lascerò qui la mia
memoria e questa Sapfira non esisterà mai più. Certamente io percepirò me
stessa, il mio ritorno, manterrò tratti del mio carattere, la mia passione per
la musica ad esempio …
Yan shoccato ascoltava e chiese:
-Ma perché? Stiamo così bene! Rimani.
-Questo è il volere di Dio. Cosa posso farci? Non
possiamo contrastarlo. Dio vuole che noi cresciamo, ci sviluppiamo, ci
avviciniamo a lui, alla beatificazione, e poi ci rimanda sulla Terra ad
imparare nuove lezioni.
Yan si mise le mani nei capelli e si voltò. Poi alzò il
pugno al cielo e gridò:
-Io ti maledico, Dio! Mandi solo sofferenze, ti prendi
gioco di noi! Non voglio essere un pagliaccio nel tuo spettacolo per farti
divertire! Non voglio che i miei sentimenti diventino il tuo cibo! Non intendo
essere una marionetta a cui fai provare quello che vuoi! Non ti ho chiesto io
di crearmi!
-Basta, - cercò di calmarlo Sapfira abbracciandolo.
Yan scoppiò a piangere.
-Ma io non voglio! Voglio morire e reincarnarmi con te,
per rimanere insieme!
-Purtroppo qui non è possibile morire prima del tempo. Io
sono qui già da molto mentre il tuo tempo non è ancora arrivato. Anche se ci
reincarnassimo assieme, non c’è garanzia che ci troveremmo nello stesso posto,
ci incontreremmo e ameremmo di nuovo. Non è dato sapere dove ci manderà Dio e
quali lezioni vorrà impartirci. Accettalo come un’altra sua lezione. Non essere
triste, nulla è per sempre, tutto ha una fine.
Cerca di vivere nel presente, di quello che hai, e non
rimanere legato al passato. Io andrò a conoscere il bene e il male, come Eva,
scendendo dall’Eden alla Terra. Ogni giorno prego Dio di poter incontravi
Bhagavana Kalki e diventare sua accolita, poiché è l’incarnazione di Buddha
Maitreya. Io sento che Dio ha ascoltato le mie preghiere. Allora sarò felice di
reincarnarmi.
Yan non riuscì a trattenersi e, con le mani nuovamente
nei capelli, alzò il pugno al cielo e gridò:
-Perché hai creato un mondo così ingiusto, pieno di
dolore e tormento? Pieno di male?! Ti maledico! – urlava piangendo.
-Calmati, Yan, - lo abbracciò Sapfira. – Io sono ancora
qui. Non è successo ancora nulla. Non preoccuparti, rimarrò qui ancora per un
po’ e riuscirai ad abituarti al pensiero. Qui conosciamo l’ora della
reincarnazione, non come sulla Terra - Si strinse al suo petto e scoppiò a
piangere.
-Non devi maledire Dio, Non vedi forse il bene che ha
fatto per te? In che mondo bellissimo vivi ora? Tu puoi diventare angelo,
diventare Dio stesso. Lui ti ha mandato me e l’hai dato per scontato senza
nemmeno ringraziare. Ti sei goduto la vita in questo Eden senza pensare che Dio
l’ha creato per te. E adesso lo maledici.
-Ma perché devi morire? È così bello, noi ci amiamo!
-Sfortunatamente i nostri corpi sottili non sono così
longevi come quelli fisici. Anche se vivono di più che sulla Terra, arriva il
momento in cui si disintegrano. Le persone che fanno yoga e si evolvono
spiritualmente, ad esempio, hanno un corpo più longevo. Le persone che hanno
condotto una vita disordinata, hanno un corpo meno longevo. In vita noi non
abbiamo fatto esercizio per rinforzare il nostro corpo. Non possediamo il
livello spirituale adatto per vivere nel mondo degli angeli e quindi ritorniamo
sulla Terra. Tutto è mortale. Anche Dio ogni tanto muore e poi risorge. La
morte ci serve per aggiornare la nostra percezione, perché noi possiamo
guardare la vita con occhi nuovi, percepire tutto senza il vecchio metro di
giudizio; senza tutto ciò non ci potrebbe essere vita vera. Poi tutte le cose
hanno due lati, così è fatto il mondo, ha due facce: esiste il caldo e quindi
anche il freddo, c’è l’amaro e quindi il dolce, c’è l’altro e di conseguenza il
basso. Se c’è l’incontro vuol dire che c’è anche l’addio. La vita e la morte,
senza l’uno non c’è l’altro. Sono due facce della stessa cosa, dello stesso
fenomeno e sono inseparabili e si susseguono: il giorno e la notte, la vita e
la morte, io e te: senza l’uno non c’è l’altro. In ogni parte del creato, anche
per gli angeli vale questo. Solo in Dio non esiste questa ambivalenza.
Tu dai troppa importanza a questo momento. Adesso non
vedi la vita nella sua interezza. Se lo capissi e accettassi, non soffriresti.
Il tuo modo di pensare ti fa soffrire. Ma la vita è più ampia di questo attimo.
Ci sono già stata mille situazioni in cui hai acquisito o perso qualcosa, hai
sofferto e poi te ne sei fatto una ragione. Non lo sai ancora ma è successo un
sacco di volte. Guardiamo le tue vite passate, te ne renderai conto. Il
problema non è nel mondo ma in te stesso. Tu non sei perfetto e per questo
soffri.
Sapfira lo prese per mano e si diressero negli annali
akashici per osservare le sue vite precedenti.
Ecco il guerriero in una città saccheggiata: hanno ucciso
sua moglie e i suoi figli, lui è ferito gravemente ma sopravvive, soffre molto
e a lungo ma poi torna in sé e si crea una nuova famiglia.
Ecco il mercante, con la fidanzata guida la carovana di
cammelli in mezzo al deserto, ma viene attaccato dai predoni che gli portano
via tutto, anche la fidanzata. Lui si salva per miracolo ma vaga per il deserto
in cerca della morte. Lo salvano delle persone buone e si calma: torna a fare
il mercante in una città lì vicino e dimentica tutto, trovando un nuovo amore e
iniziando una nuova vita.
Ecco il giullare di corte a palazzo che si innamora di
una damigella e viene cacciato dal palazzo. Vorrebbe morire ma il tempo passa,
lui si calma e diventa pagliaccio in una banda di musicanti, poi attore e trova
una nuova dama.
E cosi per mille volte. Il bambino soffre per la perdita
del giocattolo preferito, perché il gatto ha mangiato l’adorato pappagallino.
Ogni volta l'essere umano dà la colpa al mondo, a Dio e
agli uomini non vedendo che non è colpa loro ma sua, del suo mondo interiore,
di quello con cui viene a contatto, dei suoi sogni e delle incomprensioni, del
fatto che tutto è temporaneo e che tutto ha due facce.
Yan capì che i sentimenti non possono esistere senza un
oggetto, cercano qualcosa per cui accendersi, ma se nella vita non succede
nulla, diventano deboli, si spengono e cercano un nuovo oggetto. Solo in rari
casi si mantengono forti, di solito nelle madri e in alcune donne, ma in
generale ogni persona ha una sua forza e una propria durata dei sentimenti. Yan
si sorprese del fatto che anche nel cammino spirituale le persone non siano
costanti nei loro sentimenti e che, mentre percorre il cammino verso Dio, i
sentimenti possono cambiare e rivolgersi verso qualcos’altro.
Il ragazzo rimane molto sorpreso quando vide la sua
confessione prima di morire in una delle sue vite precedenti, durante la quale
aveva incontrato Cristo, per poi lasciarlo. Era sul letto di morte e diceva al
monaco:
- … e noi stavamo andando con il Signore, ed incontrai la
tentazione del peccato, e gli dissi: “Posso, ancora una volta, l’ultima,
commettere peccato? Solo per poco, poi continueremo il nostro cammino
insieme!...”
- Il Signore mi lasciò andare, - continuava a raccontare,
piangendo. – Peccai. Ma quando tornai indietro il Signore non c’era più! Non
era con me! E sono passati già 20 anni. Ho perso tutto, tutto quello che
possedevo! E adesso sto morendo. Questa morte me la sono guadagnata con la mia
debolezza, perché mi sono lasciato tentare dal diavolo! – piangeva.
-Come mai? – si chiese Yan. – Sentimenti così forti da
sembrare eterni, all’improvviso finiscono.
-Niente è infinito, caro, - raccontava Sapfira. – la vita
segue il suo corso, accetta con amore e comprensione tutto quello che ti dà il
Signore, come lezione per la tua crescita spirituale. Ma per le questioni
importanti dobbiamo affidarci alle nostre scelte, rafforzandole, in modo che
siano più durature. Bisogna accrescere la comprensione e perseguirla, e non impuntarsi come bambini:
voglio – non voglio, lo faccio – non lo faccio.
Una volta, Yan stava riposando presso una bellissima
cascata che si formava dall'acqua di un lago montano, precipitando da alte
rocce. Tutto attorno strani massi e pietre. Più in là alberi coperti di liane,
e uccelli colorati dal cinguettio rilassante che si libravano in volo. Arrivò
Sapfira assieme a due sue amiche bellissime.
- Reiya, - si presentò civettuola una delle ragazze.
-Io sono Bhagovati, - pronunciò seria l’altra.
Yan diede loro il
benvenuto e si sedettero vicino a lui.
Le amiche di Sapfira erano bellissime quanto lei, lo
fissavano, si aggiustavano graziosamente
le vesti e si toccavano i capelli per mettersi in mostra.
- Siamo venute, - disse Sapfira, - per fare sesso tutti
assieme, in modo che tu non ti fissi su di me ma possa vedere il mondo in
maniera più ampia, apprezzare tutti i doni del Signore. Cerca di non pensare
solo a me, regala la stessa attenzione a tutte e tre.
Le ragazze si alzarono ed cominciarono a girargli attorno
danzando. A
turno creavano una musica meravigliosa e lo accarezzavano.
Yan all’inizio non sapeva come reagire, come comportarsi
in una tale situazione, poi capì che
Sapfira voleva aiutarlo, prepararlo alla sua dipartita e gliene fu grato.
Allora entrò nel gioco e iniziò ad accarezzare le ragazze una alla volta.
Ed ecco che le ragazze si
inginocchiarono attorno a lui ed iniziarono ad abbracciarlo e così si fusero in
un unico atto d’amore. Yan si dissolse letteralmente in questo mare di energia
femminile che lo portò alla piena beatitudine. Lui sentiva tutto e tutti nello
stesso momento. Era una sensazione straordinaria: sentire sé stesso con quattro
corpi. Il ragazzo provava tutto quello che provavano loro.
Dopo il fantastico sesso a quattro, rimasero sdraiati in
un campo pieno di fiori a guardare le nuvole, in uno stato di euforia comune.
Yan sentiva l’energia delle ragazze diretta a
lui e sentiva un legame con loro. Capì di essere egoista e pensare solo
a sé stesso, al suo bene, ma Dio gli stava impartendo una lezione: con il
suicidio aveva dato dolore ai suoi parenti e ai suoi cari. Al tempo lui non si
era preoccupato di questo, pensava solo a sé, come poco prima. Ma ora Dio gli
aveva permesso di vedere tutto da un altro punto di vista. Cominciò a pensare
di vivere una vita inutile,senza scopo né significato. L’amarezza lo pervase e
nella sua anima fiorì una preghiera:
Il Creatore mi ama tanto e mi perdona tutto,
E io mi muovo così lentamente verso di lui
Mi aggrappo alle mie fantasie e desideri,
E ne guadagno solamente sofferenza.
Come un allievo stupido senza senso né obiettivo,
Vago non sapendo cosa sono veramente.
Quanto deve soffrire il Creatore,
Amando uno stupido vigliacco.
Il Creatore mi ama tanto e mi perdona tutto,
E io mi muovo così lentamente verso di lui
Mi aggrappo alle mie fantasie e desideri,
E ne guadagno solamente sofferenza.
Quante forze sprecate, quanti patimenti,
Per quanto tempo dovrò pagare questo debito,
Quant’è grande e forte la fede del Creatore,
Che da ad un inetto può dare un senso!
Yan si ricordò di quello che gli aveva detto l’angelo e
decise di vivere per gli altri, per aiutarli e dedicare la sua vita a servire
Dio. Le ragazze sentirono i suoi pensieri e se ne rallegrarono.
-Abbiamo pregato tanto perché Dio ti desse un senso, -
disse Reiya.
-C’è un modo per aiutare le persone, - affermò Bhagovati.
– Possiamo aiutarle a tener testa alle creature oscure che le vogliono divorare
e le rendono infelici, aiutarle a liberarsi delle larve, dagli spiriti maligni
del piano sottile che come parassiti si attaccano a loro. Se una persona è
predisposta a provare uno stato d'animo, allora
questi mostri le si attaccano e iniziano a nutrirsi della sua energia,
portandola a rinnovare quei pensieri che la provocano e a produrre quindi energia
per loro. Alcuni si nutrono di paura, altri di rabbia, altri ancora di
avarizia. Alcuni si nutrono di tristezza, di gelosia, o invidia e portano
l’uomo alla psicosi. Questo causa tutti le tragedie. E se la persona non decide
di smetterla di vivere in questa negatività, se non fa pratica spirituale,
allora è impossibile aiutarla. Quindi noi possiamo lavorare solo se la persona
stessa lo desidera e se chiede aiuto a qualche mago terrestre, dato che l’uomo
non può sentirci e noi possiamo parlargli e aiutarlo solo attraverso un
tramite.
Sapfira decise di rimanere in disparte in modo che le
amiche potessero fare amicizia con Yan ma seguiva soddisfatta la loro
conversazione. Poi disse:
-Io conosco questi maghi. Sono gli allievi di Kalki,
insegnano alle persone il SAMPO aiutandoli a risolvere tutti i loro problemi.
Andiamo da uno di loro, Kubera. È un guerriero astrale, un Buagir. Aiuta le
persone a liberarsi dalle larve e iniziare una vita felice.
Gli amici arrivarono nella scuola di Avatar. Kubera stava
meditando quando arrivò Nandi e gli disse che era arrivata una donna in cerca
di aiuto. Yan e le amiche seguivano la scena. Entrò la ragazza, giovane e bella
ma molto infelice, distrutta dal dolore. Sul suo viso c’era un orrendo ragno
che le provocava depressione e pessimismo, mangiava suo cervello nutrendosi
della sua sofferenza.
Distrutta, entrò nella sala.
-Come ti chiami? Cosa è successo? – chiese con grande
bontà e compassione l’allievo di Kalki Kubera, già consapevole del problema.
-Sono Olga. Mio marito alcolista mi picchia in continuazione,
spende tutto in alcol, non abbiamo più soldi per dare da mangiare ai bambini e
mi hanno licenziata da poco, mi sento male, molto male, sono ammalata e sto
sempre da schifo, - e si mise a piangere.
Kubera la abbracciò e disse:
-Posso aiutarti facilmente, andrà tutto bene.
Con la sua vista spirituale focalizzò la situazione e
comprese il da farsi:
- Tu dovrai cambiare completamente la tua vita e il tuo
modo di pensare. Se sei d’accordo, nei
prossimi giorni la tua vita migliorerà molto.
- Cosa devo fare?
– chiese Olga ancora piangendo.
-A causa della depressione attiri persone come tuo marito
alcolista e altre sciagure. Se sei pronta ad essere felice ti aiuterò. Devi
lasciare tuo marito, portare i bambini temporaneamente dalla nonna ed iniziare
a frequentare i corsi femminili, diventare bella, solare, interessante, di
successo e attiva. Allora vedrai che i guai finiranno e raggiungerai quello che
sognavi da piccola.
Il ragno, comprendendo quello che stava succedendo,
produsse la sua azione nefasta su Olga ,facendola ricadere nel pessimismo. La
ragazza iniziò a pensare che non ce l’avrebbe fatta, che avrebbe dovuto farsene
una ragione e morire lentamente, rinunciando all’aiuto.
-Toglietele il ragno! – urlò Reiya – lo distruggeremo!
In quattro gli amici si impegnarono a staccarlo e
riuscirono a fatica nell’impresa. Materializzarono delle spade astrali e
iniziarono a farlo a pezzi.
-Bisogna dare un colpo Sans e spezzare i legami.
Iniziarono a fare la kata, ma Olga era debole e non credeva in sé stessa.
-Così non
otterrai nulla, - pensò Yan e con la spada iniziò ad amputare i tentacoli di
energia che il marito aveva avvinghiato attorno al corpo della donna. I
tentacoli, come metastasi di un cancro, distruggevano il suo corpo sottile. La
sua energia smise di fluire verso il marito e subito comparvero forza e
determinazione.
Vedendo che la
donna si sentiva meglio, Kubera la portò da Mahapadnme, che la fece diventare
una dea. Ed ecco che già dopo alcuni giorni Olga era irriconoscibile: i suoi
pensieri e il suo aspetto erano mutati completamente e si guardava allo
specchio stupita, sentendo in sé la forza necessaria ad attirare qualunque
fortuna. Non pensava di poter essere così bella.
-Ma non è tutto
così facile, - disse Bhagovati. – La donna non è ancora abituata ad essere
felice. Non appena se ne andrà dal controllo della scuola i cattivi pensieri
potrebbero tornare e l’ennesimo ragno potrebbe aggredirla. Il marito potrebbe
riportarla a sé. Dovremo tenerla sott’occhio per evitare che quei bastardi tornino.
- Adesso
conserva questa nuova e bellissima condizione, - le disse Mahapadma, - così
avrai molto successo.
Convinta, Olga andò a casa per recuperare le sue cose e i
bambini. I
ragazzi la seguirono.
Arrivarono dal marito di Olga , completamente divorato
dagli esseri (larve).
-Potremmo aiutare anche lui, - disse Reiya, - ma lui non
vuole. E anche se si sentisse temporaneamente meglio, senza esercizi nella
scuola spirituale e senza cambiamenti nel modo di pensare non servirebbe a
niente.
Le larve sono molto potenti e non possiamo ucciderle
tutte. Solo l’uomo, cambiando la sua condizione, può smettere di essere una
loro vittima.
-Ma da dove vengono tutti questi esseri, a cosa servono?
- Ce ne sono così tanti perche le persone non sanno come
combatterli. Non hanno una cultura dello spirito e sono facili prede per la
negatività. Oggi abbondano le religioni menzognere che non possono dare nulla
all’uomo e quelli come Kalki sono in prigione, vengono ritenuti capi di una
setta e si cerca di fermarli.
A casa l’ubriacone era infuriato. I bambini spaventati si
erano nascosti sul balcone ma c’era freddo e umido.
-A, sei arrivata, puttana? –così salutò Olga.
-Corri a comprarmi della birra, - le ordinò reggendosi in
piedi a stento.
-Basta! Io voglio il divorzio e i bambini. – gli disse
Olga.
- Tu non fai proprio niente, io ti distruggo, - gridò il marito rompendo la
bottiglia contro lo spigolo del tavolo. Voleva sfigurarla. Olga si nascose in
bagno e lui iniziò a colpire la porta con la bottiglia, bestemmiando.
Gli amici videro che sulla testa l’uomo aveva un orrendo
gnomo cattivo che gli provocava attacchi di ira e aggressività incontrollabile.
Il suo corpo era come coperto da piccoli vermi.
-Staccate lo gnomo! – urlò Yan.
Si scagliarono
insieme sullo gnomo, lo staccarono a fatica e lo fecero a pezzi con le spade.
-Togliamoli l’energia! – disse Bhagovati.
Cominciarono a rubargli l’energia. Lui rimase senza
forze, cadde e si addormentò! Olga poté così uscire, prendere i bambini e le
sue cose, e andarsene.
Usciti gli amici, il marito rinvenne e, al posto dello
gnomo, aveva un enorme scorpione che lo incitava all’aggressività. L’uomo prese
l’ascia e iniziò a distruggere i mobili.
-Dovremo continuare a controllarla, - decisero gli amici,
- le basta cambiare umore per attirare nuovamente un altro ragno disgustoso
Yan per la prima volta dopo la morte si sentiva stanco.
-Come mai? – chiese lui.
-Per noi trovarsi vicino alla terra è sempre faticoso.
Non possediamo né il corpo etereo né quello vitale con cui agiscono qui gli
spiriti terrestri: come le fate o gli spiriti della casa. Per questo motivo qui
facciamo fatica a muoverci, così come fare tutto il resto sulla Terra. È un
mondo difficile, pesante, il mondo delle prove; si trova molto vicino
all’inferno dove hanno origine queste difficoltà, soprattutto ora, nel secolo
della mancanza di spiritualità. Solo un alto livello spirituale e il legame con
i grigori possono salvare dalle larve e dagli altri spiriti maligni. Ma gli
uomini non ci pensano e si lasciano andare alla negatività che distrugge la
loro vita e la loro salute, si scusano di continuo e si lasciano imbambolare
dai demoni con le loro menzogne, le guerre, la violenza e la vendetta, le
offese, l’invidia e altri tipi di inganno che generano paura, dolore e
pessimismo.
Intanto Olga era arrivata dai suoi genitori per lasciare
lì i bambini e poter così iniziare una nuova vita.
Sentendo che aveva intenzione di separarsi, iniziarono ad
attaccarla:
- Perché ti sei scoperta? Cos’è quel trucco da puttana?!
– urlava la madre. – Non ti sta bene, e hai un marito! Sì che è cattivo, ma è
il tuo! A chi servi con i bambini? Nessuno ti guarda, - lanciava le sue
frecciate di energia negativa. Intanto erano apparse larve e pulci, tarantole e
altri insetti che volavano in direzione di Olga, - attirate dai sentimenti
della madre.
- E il tuo lavoro di donna delle pulizie, va bene! Non
sai fare altro intanto! Non ce la farai! Abbiamo sempre vissuto in povertà, ma
siamo persone oneste!
- Perché ci hai portato i bambini? – rispose il padre. –
hanno bisogno di un papà, di un esempio paterno! E tu vuoi divorziare! Non ci
provare nemmeno! Portali a casa e educali da sola! Chi ti da questi consigli?!
Noi siamo i tuoi genitori, ti vogliamo bene e non ti diamo consigli sbagliati!
Olga non riusciva a fronteggiare questi attacchi
energetici. I genitori le avevano mandato un intero branco di larve. Si sentì
di nuovo male, afflitta, ma per fortuna trovò la forza per andarsene in lacrime
sbattendo la porta e interrompendo la scenata. Era giù di morale e passeggiò a
lungo sotto la pioggia senza neanche cercare di ripararsi. Nella sua anima
c’era una guerra: ascoltare i genitori oppure iniziare una vita nuova e felice,
una lotta tra luce e ombra, vecchio e nuovo, vita di sofferenza e cammino verso
la felicità. Piangeva perché non c'era nessuno ad sostenerla, solo persone che
volevano darle ordini.
Gli amici andarono immediatamente ad aiutarla eliminando
dai genitori i mostri e sciogliendo i legami sans con loro che le trasmettevano
debolezza e pensieri infelici.
-Adesso può salvarla solo la scuola Avatar, - disse
Reiya.
-Preghiamo per lei, - propose Yan, - perché si diriga là.
Gli amici pregarono perché Dio le indicasse la strada per
arrivare da Kalki, dove avrebbe potuto ricevere aiuto; mandavano al suo cuore
raggi di luce per rischiarire i suoi sentimenti. Lei si sentì meglio per
qualche tempo e alla fine prese la decisione: vivere una vita nuova e felice.
Olga andò alla scuola per essere aiutata a raggiungere il suo destino felice. La
accolsero come fosse una di loro. Kubera la abbracciò, Mahapadma e Inna le si
presentarono.
-Che bello che t sia tornata da noi, - disse Nandi.
-Hai vinto questa battaglia, - le disse Mahapadma
comprendendo subito cosa avesse passato la ragazza. – Ma non puoi rilassarti,
le forze del male non dormono mai.
Olga raccontò l’accaduto.
-Non temere, - aggiunse Kubera. – Ma ricorda: in questa
vita c’è ancora tanto per cui dovrai lottare. L’importante è riuscire a
connettersi ad una fonte di forza, di energia positiva che ti renderà felice e
fortunata. Non appena entrerai in contatto con l’energia della scuola,
riceverai una difesa immediata; i tuoi pensieri si riempiranno di forza
positiva che ti aiuterà a raggiungere ciò che vuoi nella vita. Però i pensieri
positivi non bastano, c’è bisogno di fissarli con le emozioni e di entrare in
contatto con i grigori.
Kubera le insegnò i kata della meditazione mostrandole il
ritratto di Kalki:
-Concentrati su di lui con fede, speranza e dedizione e
potrai sintonizzarti con la Forza, entrerai sotto la protezione del grigore.
Olga si concentrò, sentendo nell’immagine di Kalki
qualcosa di vicino e rassicurante. Sulle sue guance scorsero copiose le
lacrime. Un raggio di amore e luce si innalzò dal cuore di Olga verso un’enorme
nuvola di energia cosmica, verso il grigore Rigden Djapo, da cui scese
un’intera cascata di amore, benevolenza e forza luminosa che riempirono d'amore
l’anima della ragazza.
Mahapadma la fece tornare una regina, una dea e le spiegò
come trovare un partner alla sua altezza per sostituire il marito alcolista con
uno nuovo, spiritualmente grande:
-In queste condizioni riuscirai a fare tutto, non aver
paura e buttati!
-L’importante è concentrarsi sulla fonte luminosa di
energia, - disse Kubera a Olga. – Il successo o l’insuccesso dipendono dalla
tua condizione energetica, dalla tua forza personale. Tieniti lontana da chi
vuole farti entrare nella sua negatività. Proprio da loro dipendono tutti i
tuoi guai, tutte le tue sfortune. Dopo aver parlato con loro, esegui i kata del
SAMPO e purificati dall’energia contaminata e dai legami sans pericolosi.
Adesso esci di qui e dedicati a ciò per cui serve fortuna.
Olga non riusciva a credere al cambiamento che aveva
fatto. Sembrava regale, forte, convinta ed era piena di felicità e armonia.
-Questa sì che è una dea! – si complimentò Inna. –
Stanotte vieni a dormire da me, puoi stare da me, - propose ad Olga, - per
stare lontana dalle tenebre che distruggerebbero la tua condizione di pace.
Olga riuscì subito ad ottenere il lavoro prestigioso che
sognava da tanto. Tutti gli uomini attorno a lei la notavano e molti le
facevano la corte vedendo la sua condizione di luminosità. Ma lei non li
guardava neanche. Sapeva che nella vita meritava il meglio.
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